Medici e infermieri trattavano i pazienti dializzati come merce così come emerso da alcune conversazioni registrate che venivano addirittura considerati “regali” o “numeri da portare”.

‘Signora, ne muoiono tanti qua in ospedale, meglio il centro dialisi privato…’: era così che i medici catanesi compiacenti con le strutture private ‘convincevano’ i familiari dei pazienti costretti alla dialisi a rivolgersi alle cure del centri dialisi ‘Diaverum Italia Srl’ e ‘Le Ciminiere’.

Erano i due dirigenti medici Giorgio Leone dell’ospedale Garibaldi e Elvia Sicurezza dell’ospedale Vittorio Emanuele, che approfittavano del rapporto diretto instaurato con pazienti affetti da patologie nefrologiche e bisognosi di terapia dialitica e li ‘orientavano’, spesso con pressioni psicologiche, alle strutture private.

Infermieri e medici venivano ‘ricompensati’ dagli imprenditori ‘corruttori’ con assunzioni clientelari dei propri familiari, stipendi, consulenze e bonus contrattuali ‘gonfiati’ e attribuiti a prestanome o parenti.

CHI SONO I MEDICI ARRESTATI 

Al centro del circuito corruttivo vi erano le società Diaverum e Le Ciminierei cui centri dialisi sono risultati i destinatari privilegiati dei pazienti dialitici così garantendosi, da un lato, l’erogazione di cospicui contributi pubblici (pari a circa 40.000 euro annui per paziente). Dall’altro, l’acquisizione progressiva di quote sul mercato tali da creare una posizione dominante nel settore dialitico privato della Sicilia orientale.

La Diaverum di Assago (Milano) inserita in un gruppo internazionale di assoluto rilievo (operativo in 20 nazioni, 9000 dipendenti, 29.000 pazienti in cura, volume d’affari oltre 580 milioni di euro) si è avvalsa dell’opera dell’amministratore delegato (fino al febbraio di quest’anno)  Gianpaolo Barone Lumaga e del ‘ragioniere’, procuratore speciale per la Sicilia, Francesco Messina Denaro alias Gianfranco Messina.

La loro azione commerciale è stata apertamente mirata all’espansione dell’azienda nel settore dialitico privato attraverso l’assegnazione di pazienti da strutture pubbliche, ma anche con la progressiva acquisizione di centri privati in Sicilia, la cui attività era scemata nel tempo in ragione dell’ascesa della Diaverum e della società Le Ciminiere di Catania che riusciva ad accaparrarsi un numero sempre più elevato di pazienti.

Erano i manager della Diaverum a mantenere costanti i contatti con gli interlocutori pubblici e privati in modo da preservare il numero dei pazienti assistiti e possibilmente da incrementare per il futuro.

Così come sottolineato dalla Procura di Catania, non sono emerse responsabilità penali delle strutture ospedaliere catanesi in cui prestavano servizio i Dirigenti medici e gli infermieri corrotti.

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