Dal caffe’ “Mafiozzo” stile italiano bulgaro agli snack “Chilli Mafia” della Gran Bretagna, dal vino della Napa Valley “Il Padrino” al sugo piccante rosso sangue “Wicked Cosa Nostra” del Missouri, fino alle spezie “Palermo Mafia shooting” della Germania, ma a Bruxelles nella Capitale d’Europa si intingono addirittura le patatine nella “SauceMaffia” e si condisce la pasta con la “SauceMaffioso” mentre in tutto il mondo spopolano i ristoranti e le pizzerie “Cosa Nostra” e “Mafia” e su internet è possibile acquistare il libro di ricette “The mafia cookbook”, comprare caramelle sul portale www.candymafia.com o ricevere i consigli di mamamafiosa (www.mamamafiosa.com) con sottofondo musicale a tema.
E’ quanto ha denunciato la Coldiretti a Catania nell’ambito della mobilitazione nazionale di migliaia di agricoltori “SOS dieta mediterranea” dove sono stati mostrati gli esempi più scandalosi di prodotti agroalimentari, venduti in Italia, in Europa e nel mondo, con nomi che richiamano gli episodi, i personaggi e le forme di criminalità organizzata piu’ dolorose e odiose, che vengono sfruttate per fare business a danno dei veri prodotti agroalimentari Made in Italy.
La confezione di “Chilli Mafia” contiene noccioline aromatizzate al peperoncino e la scritta in etichetta avverte che occorre stare attenti e utilizzare “with caution” il prodotto che risulta essere estremamente piccante.
Vengono dalla capitale europea di Bruxelles, in Belgio, le salse che servono per insaporire le patatine con la “Sauce Maffia” della Good ‘n Food di Malines contenente una salsa a base di olio di colza, rosso d’uovo, aceto, senape, polvere di cipolla, zucchero e spezie varie mentre la “Sauce Maffioso”, realizzata a Diest, nelle Fiandre, e commercializzata con il marchio The Smiling Cook, è invece a base di spinaci, cipolla, aglio, formaggio emmenthal, pepe rosso e aromi vari.
Ma ci sono in vendita anche – continua la Coldiretti – le spezie “Palermo Mafia shooting” in Germania o la salsa piccante “Wicked Cosa Nostra” in Missouri. L’oltraggio all’Italia – afferma la Coldiretti – non si ferma al pasto, con il commercio dalla Psc Start S.A. di Blagoevgrad (Bulgaria) del “Caffè Mafiozzo” confezionato in grani in cui l’unica scritta nella nostra lingua che campeggia sulla busta in plastica è: “Lo stile italiano” che purtroppo fa esplicito riferimento alla criminalità organizzata come si evidenzia nelle immagini. Ma c’è anche chi – continua la Coldiretti – sfruttando la fama della saga cinematografica “Il Padrino”, nel paese siciliano che ha tristemente legato il suo nome alla mafia, ha messo in vendita un vino.
Il marchio “Mafia” viene peraltro usato “a raffica” nella ristorazione internazionale per fare affari come nel caso – riferisce la Coldiretti – della catena di ristoranti “La Mafia” diffusa in Spagna che fa mangiare i clienti sotto i murales dei gangsters più sanguinari (da Vito Cascio Ferro a Lucky Luciano, fino ad Al Capone), mentre praticamente ovunque, dal Messico a Sharm El Sheik, dal Minnesota alla Macedonia si trovano ristoranti e pizzerie “Cosa Nostra” mentre a Phuket in Tailandia c’è addirittura un servizio take away.
“L’attacco al made in Italy viene anche dalla contraffazione e dalla falsificazione dei prodotti alimentari che solo nell’agroalimentare ha ormai superato i 60 miliardi di euro, quasi il doppio delle esportazioni, e che costa all’Italia trecentomila posti di lavoro”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “ad essere colpiti pesantemente sono anche i prodotti della dieta mediterranea”.
Si tratta di danni economici e di immagine soprattutto nei mercati emergenti dove – rileva la Coldiretti – spesso il falso è più diffuso del vero e condiziona quindi negativamente le aspettative dei consumatori.
Dal falso vino Marsala della California a quello della Germania, ma non sfugge alla contraffazione neanche il pomodoro con la salsa siciliana realizzata in Svizzera o con una improbabile caponata prodotta negli Stati Uniti.
Oggetto di italian sounding è anche la pasta con i “chapagetti” prodotti in Corea o l’”Italiano pasta” proveniente dall’Egitto o i “bucatini” diffusi dall’Argentina.
Ed anche il limone, vanto dell’agrumicoltura della Trinacria, viene arditamente contraffatto in un Sicilia “succo di limetta” commercializzato in Svizzera. Ma ci sono anche – conclude la Coldiretti – il “pecorino crotonese” del Canada, la “mortadela siciliana” fatta in Spagna e la “salame calabrese” Made in Usa.
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