“Cambiare le pensioni, dare lavoro ai giovani” è lo slogan della mobilitazione che vedrà Cgil, Cisl e Uil scendere in piazza sabato 2 aprile in tutta Italia contro la legge Fornero.

A Catania, la manifestazione si snoderà lungo via Etnea, con concentramento, alle 9, in piazza Stesicoro e conclusione in piazza Manganelli.

Parteciperanno i segretari generali provinciali Giacomo Rota (Cgil), Rosaria Rotolo (Cisl) e fortunato Parisi (Uil), con le testimonianze di lavoratori di settori in sofferenza e l’intervento finale di Michele Pagliaro, segretario generale Cgil Sicilia.

I temi della protesta, indetta su scala nazionale, vanno dalla richiesta di modifica della Legge Fornero, alla “flessibilità per tutti”, dal “rispetto per la fatica e i lavori diversi”, a “pensioni dignitose oggi e domani”.

Per Cgil, Cisl e Uil, infatti, è necessario un intervento strutturale di riforma della legge Monti-Fornero che dia certezze ai lavoratori e alle lavoratrici, giovani e meno giovani, e restituisca una parte delle risorse risparmiate sulla loro pelle per riaffermare solidarietà, flessibilità ed equità.

Tale riforma è urgente anche per sbloccare il mercato del lavoro e offrire occupazione ai giovani, pesantemente penalizzati dall’attuale normativa, sia per il loro futuro pensionistico, che per il sostanziale blocco del turn over.

Pensioni dignitose per i giovani e per i lavoratori precari vanno garantite inserendo elementi correttivi sul funzionamento del sistema contributivo. Andrà assicurato in tal modo un trattamento pensionistico adeguato e dignitoso a chi svolge e ha svolto lavori saltuari, discontinui, con retribuzioni basse o è entrato tardi nel mercato del lavoro. E tutto ciò promuovendo nel contempo schemi di solidarietà intergenerazionale, anche attraverso la contribuzione figurativa.

Secondo Cgil, Cisl e Uil è necessario un accesso flessibile al pensionamento, a partire dall’età minima di 62 anni oppure idonee combinazioni di età e contributi rispondenti alle esigenze di vita delle persone. Accanto a ciò, occorre prevedere anche la pensione anticipata con 41 anni di contributi per tutti i lavoratori e le lavoratrici, senza penalizzazioni e senza collegamento con l’attesa di vita.

Importante è poi riconoscere il lavoro di cura all’interno della famiglia, svolto soprattutto dalle donne, penalizzate dalla riforma Fornero. Tale lavoro supplisce alle carenze del sistema di welfare ma provoca buchi contributivi che determinano una forma femminile di povertà pensionistica. Anche per esso è necessario poter ricorrere alla contribuzione figurativa.

Cgil, Cisl e Uil vogliono che sia realmente riconosciuta la diversità dei lavori, con particolare riferimento ai cosiddetti lavori usuranti, ripensando la normativa ed estendendo la platea dei beneficianti e i settori coinvolti.

Vanno tutelate anche le “pensioni in essere”, con meccanismi più idonei a salvaguardare il valore degli assegni pensionistici e ritornare alla normativa sulla rivalutazione annuale.

Va rafforzata, infine, la previdenza complementare, riportando all’11 per cento l’imposta sostitutiva innalzata al 20 per cento per una malintesa idea di equiparazione alle rendite finanziarie.