In riva al mare per rimarcare le ragioni del Sì. Il movimento Diventerà Bellissima sceglie il porto di Catania per l’ultimo appello al voto di domenica prossima per il referendum in cui si chiede, o meno, di abrogare la norma introdotta nello Sblocca Italia, sulle concessioni petrolifere.

Così mentre i pescatori sistemano le reti per la prossima battuta e i diportisti seguono i rimessaggi delle barche in vista della stagione estiva (che sembra davvero alle porte), Nello Musumeci e Fabio Granata chiamano a raccolta i siciliani affinchè domenica si raggiunga il quorum e vinca il Sì.

“Dobbiamo operare un inversione di tendenza – spiega il leader del movimento – visto che per 50 anni abbiamo pagato in termini economici e di qualità di vita e che la presenza dell’industria petrolifera non ha prodotto né la defiscalizzazione, né un registro delle tipologie di tumori causati dagli impianti petrolchimici e rischiamo di compromettere il turismo balneare e la fauna ittica”.

Secondo Musumeci il richiamo al non voto, che tuttavia rientra nei canoni e nei diritti previsti, “è una vergogna, perché non è mai accaduto che i rappresentati delle istituzioni delegittimassero l’istituto di una partecipazione democratica”.

Sulle conseguenze politiche del referendum di domenica prossima, se si raggiungerà o meno il quorum e se dovesse vincere il Sì, Musumeci ha un’idea chiara: “Non va politicizzato, lo eviterei perché le ragioni sono condivise in modo trasversale. Semmai è una questione di sensibilità. Crocetta obbedisce alla stessa logica dei petrolieri, una politica di subordinazione, la stessa che fa Renzi e di fronte a questa cieca politica bisogna avere la consapevolezza ed il coraggio di un scelta in grado di consegnare ai nostri figli un ambiente meno inquinato rispetto a quello che stiamo lasciando loro”.

Per Fabio Granata questa battaglia contro le trivelle è una sorta di deja vù. Da assessore regionale al Turismo del governo Cuffaro fu un prima linea contro le prospezioni petrolifere nel Val di Noto: “Già. Vincemmo quella battaglia e vinceremo anche questa. Si tratta di dire sì ad un’idea diversa di Sicilia e gli industriali, che ne hanno distrutto una parte, devono pagare così come ha previsto l’Europa. Come quelle scarsissime royalty che tendono a non pagare che i governi Crocetta e Renzi garantiscono loro”.