L’addio alla Sicilia di Intel, colosso della produzione nel ramo della tecnologia, lascia il suo segno. Inevitabili le polemiche che vedono la politica finire sotto accusa per non aver mostrato incisività. E così l’azienda, con i suoi circa mille posti di lavoro, non troverà più il suo appoggio logistico in Catania ed è pronta ad investire invece al nord. “Governo nazionale, Regione. Chi chiederà scusa ai catanesi, ai siciliani, per aver fatto naufragare un’occasione da mille posti di lavoro chiamata Intel? – sono le parole delle segretarie generali di Uil Sicilia e Catania, Luisella Lionti ed Enza Meli – Avevamo lanciato l’allarme in gennaio, quando ancora la campagna elettorale era lontana. L’indifferenza, il cinismo della politica lo hanno fatto cadere nel vuoto. Definitivamente”.

No allo scaricabarile sulle responsabilità

“Noi – aggiungono le due sindacaliste – non faremo adesso da comode spettatrici della solita gara a scaricabarile, che parrebbe essere tra gli sport preferiti dei signori di palazzo. Da tutti ci saremmo aspettati un impegno comune per offrire un’opportunità a questa Isola, a questo Meridione di cui tutti si riempiono la bocca. Invece, sembra confermato anche da fonti istituzionali che l’interesse della multinazionale per la zona industriale di Catania s’è schiantato sulla goffa risposta di chi, da una comoda poltrona regionale, ha offerto la disponibilità di un’area del tutto inadeguata, insufficiente. E nessuno, com’è del tutto evidente, ha tentato da una ancora più comoda poltrona romana di fare qualcosa per rimediare al danno offrendo una nuova chance al sogno possibile chiamato Etna Valley”.

Occuparsi di non problemi veri e non candidature

Luisella Lionti ed Enza Meli puntano il dito sul fatto che non serve a nulla lasciare così, tra degrado e incapacità ad attrarre investitori, la zona industriale catanese. “Di cui si parla da  tanto di quel tempo che noi della Uil l’abbiamo definita la madre, anzi la nonna di tutte le vertenze – aggiungono le esponenti Uil -. Oggi, rivendichiamo risposte. E magari una Regione capace di dialogare utilmente con i ministeri, con le imprese. Trovino dignità e coraggio per occuparsi dei problemi veri, non solo di candidature!”.

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