La guerra che stava per esplodere all’interno di Cosa Nostra catanese tra le tre famiglie della Sicilia Orientale, quella di Catania, quella di Caltagirone e quella di Lentini nasce dalla ‘perdita’ sul campo di vecchi boss di mafia soppiantati dalle nuove leve.

Alfonso Fiammetta scarcerato il 24 novembre del 2015, assieme a Pasquale Oliva costituiva il vertice del gruppo che operava a Palagonia e Ramacca: i due avevano avuto in Enzo Aiello il loro punto di riferimento operativo, prima del suo arresto. Fiammetta ritornato in campo  aveva però trovato il proprio territorio presidiato da Di Benedetto e Pappalardo che, invece, avevano in Seminara il loro punto di riferimento.

Quest’ultimo infatti approfittando dell’assenza di Oliva e Fiammetta, aveva gradualmente preso in mano il controllo dei territori di Palagonia e Ramacca. Di Bendetto e Pappalardo negli incontri di Carlentini e Paternò, in occasione dei quali state rese esplicite le pretese dei Santapaola, si erano fieramente opposti, entrando in attrito con Floridia.

Da qui la necessità di organizzare un ulteriore summit, stavolta alla presenza di Francesco Santapaola e Salvatore Seminara, avvenuto il 29 febbraio scorso in territorio di Siracusa, nel corso del quale quest’ultimo sottraeva a Salvatore Di Bendetto e Giovanni Pappalardo la competenza ad operare nel settore delle cosidette “messe a posto”.

In più, Santapaola, Seminara e Floridia  indicavano rispettivamente in Giuseppe Mirenna, Davide Ferlito e Rosario Di Peitro gli unici soggetti legittimati ad operare nel settore delle messe a posto e, poiché investiti di poteri di rappresentanza dei rispettivi vertici, abilitati ad interfacciarsi reciprocamente. Seguivano altre riunioni presso l’abitazione di Fiammetta che si trovava nel frattempo agli arresti domiciliari.

Il 5 marzo, Rosario Di Bendetto aveva modo di discutere con Fiammetta della minor affidabilità complessiva di Pappalardo. Il successivo 9 marzo era Seminara andava  a far visita a Fiammetta, che ribadiva quanto già riferito a Di Benedetto. L’11 marzo, in casa di Fiammetta nuova riunione tra Amantea, Di Bendetto, Floridia e Mirenna. Il 22 marzo, infine, sempre presso casa di Fiammetta Santapaola assieme allo stesso Fiammetta e con Floridia e Febronio Oliva decidevano che gli unici abilitati ad operare su Palagonia e Ramacca erano Fiammetta e Oliva.

L’estromissione di Di Bendetto e Pappalardo provocava un nuovo appuntamento, il 4 aprile scorso, fissato in luogo e tra soggetti non individuati. Durante il tragitto, come documentato attraverso le attività tecniche di intercettazione, i due uscivano illesi da un  agguato. Da qui emergeva chiaramente in Fiammetta e Floridia i mandanti i mandanti, appoggiati da Santapaola.

Di Bendetto e Pappalardo meditavano la loro vendetta: sapendo che l’8 aprile la Corte di Cassazione si sarebbe pronunciata sulla posizione di Alfonso Fiammetta (processo IBLIS) e che in caso di condanna l’interessato si sarebbe presentato presso la casa circondariale di Caltanissetta, immagivano di colpirlo e dunque di assassinarlo lungo il tragitto. L’aggiornamento della pronuncia al giugno prossimo ha reso impossibile la realizzazione del proposito, che comunque permane. Sfumava anche un nuovo incontro fissato per 10 aprile per ragioni che vanno ricondotte alla notevole tensione del momento.

Cinque giorni dopo veniva organizzato un nuovo incontro, sempre in agro di Siracusa, al quale prendevano parte Amantea, i due fratelli Galioto e Floridia (da un lato) e Seminara (dall’altro). Le conversazioni intercettate dai Ros sono di tenore assolutamente esplicito. Seminara lamentava il fatto che all’incontro del 29 febbraio Santapaola si era presentato con un numero eccessivo di accompagnatori, peraltro tutti armati.

Respingeva gli addebiti di aver trattenuto per sé i proventi di attività estorsive che, pretesi da Santapaola, spettavano invece a cosa nostra palermitana. Chiedeva lumi in ordine all’agguato contro Di Bendetto. Invitava i presenti a valutare le conseguenze dell’azione criminale. Gli interlocutori, riguardo i primi due argomenti, porgevano le loro scuse ed Amantea, in particolare, si faceva carico di riferire a Santapaola delle lamentele espresse da Seminara.

Nel corso dell’attività, inoltre, sono emersi  molti riferimenti ad attività estorsive da fare in relazione ad opere pubbliche in corso di realizzazione.

All’indomani del summit, Seminara riceveva la visita di Di Benedetto e Pappalardo tutti e due convinti del coinvolgimento di Floridia nell’agguato da loro patito.

I proposti ritorsivi di DI Bendetto e Pappalardo in possesso di rilevante numero di armi, uniti al fatto che alcuni indagati, già da tempo non trascorrevano le notti nelle loro abitazioni ha fatto scattare l’operazione Kronos per scongiurare ulteriori delitti, oltre al pericolo di fuga di molti degli affiliati.

(da sinistra Salvatore Seminara, Francesco Santapaola e Pippo Floridia)

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