Le strategie messe in atto dalla criminalità organizzata puntano ad infiltrare i settori dell’economia legale – con la partecipazione più o meno “spontanea” di soggetti del mondo imprenditoriale – e a condizionare, nelle forme più svariate, l’azione della Pubblica Amministrazione.

Tra queste, si segnalano i legami tra clan mafiosi ed esponenti deviati di logge massoniche emersi nell’ambito di attività investigative, che hanno disvelato dei casi di turbativa d’asta, di estorsione e usura. Nel corso delle indagini, infatti, è emerso non solo il coinvolgimento di un elemento di spicco della famiglia Santapaola-Ercolano e di alcuni professionisti catanesi, ma anche il ruolo di un soggetto collegato alla locale massoneria, collettore delle richieste illecite di imprenditori massoni deviati e punto di unione con la predetta famiglia mafiosa.

Non sono mancati, poi, episodi di ingerenza nella gestione della cosa pubblica, con forme intimidatorie ai danni di esponenti di Enti territoriali. Sebbene non siano state accertate connotazioni mafiose, sono emerse pratiche corruttive tra titolari di alcune note società del settore immobiliare ed esponenti della giustizia tributaria. Allo stesso modo, la raccolta illecita delle scommesse, anche telematiche, appare fortemente esposta agli interessi della criminalità organizzata.

Il ricorso a fittizie intestazioni di beni si conferma lo strumento primario cui ricorrono esponenti delle consorterie mafiose per acquisire la gestione ed il controllo di attività commerciali. Tra gennaio e aprile 2016 sono state eseguite la confisca di un patrimonio di circa 3 milioni di euro, riconducibile, direttamente e indirettamente, ad un mafioso che avrebbe favorito la latitanza di un referente dei “Carcagnusi”, mettendo, tra l’altro, a disposizione del clan alcuni locali destinati a meeting ed eventi e la confisca di beni e disponibilità finanziarie, per un valore complessivo di oltre un milione di euro, riconducibili ad un elemento vicino al cosiddetto gruppo “Carateddu”, associato al clan Cappello.

Rimane costante la pressione esercitata attraverso le estorsioni i cui metodi di esazione non sembrano limitati alle richieste di denaro, ma si realizzerebbero anche con la forzata assunzione di manodopera individuata dai clan, con l’imposizione di forniture e servizi o mediante l’affidamento di sub appalti ad imprese imposte dalle consorterie.

Dalle indagini svolte nei confronti del clan Laudani è emerso il coinvolgimento dei componenti dell’associazione mafiosa, oltre che nel traffico di sostanze stupefacenti, anche in attività estorsive e nel trasferimento fraudolento di valori. Tra le persone destinatarie di misure cautelari due avvocati ed un imprenditore catanese che avrebbe acconsentito allo spaccio di droga in varie discoteche per evitare di pagare il pizzo.

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