La Procura di Catania ha chiesto ai giudici del tribunale sezione misure di prevenzione la restituzione delle aziende agli imprenditori Mimmo Costanzo e Concetto Bosco, titolari della Tecnis, colosso dell’edilizia finito in amministrazione giudiziaria l’anno scorso.
I pm hanno sottolineato che l’amministrazione giudiziaria delle società ha legalizzato i beni, perché ad essere pericolosi non sarebbero stati gli imprenditori, ma le società particolarmente appetibili alla mafia.
Adesso sulla richiesta della procura si attende il pronunciamento del tribunale.
Le società coinvolte, che sono in amministrazione giudiziara dal 12 febbraio, sono riconducibili agli imprenditori catanesi Costanzo e Bosco, indagati nell’ambito delle inchieste ‘Dama Nera 1 e 2’ della Procura di Roma su presunti tangenti all’Anas.
La Tecnis Spa è la capofila del gruppo con circa 700 dipendenti diretti: un colosso imprenditoriale con un capitale sociale di 32 miliardi euro suddiviso al 50% tra Artemis Spa e Cogip Holding Srl, che si è aggiudicata appalti pubblici per quasi 800 milioni di euro l’anno.
Soddisfazione è stata espressa dai sindacati: “E’ il presupposto perché ciò sia di impulso per le opere da completare, i lavoratori e la ripresa nel territorio etneo”, hanno affermato Maurizio Attanasio, segretario generale della Cisl di Catania, e Nunzio Turrisi, segretario generale della Filca Cisl etnea.
I sindacati hanno rivolto un plauso alla magistratura che si è occupata di “una vicenda complessa” e all’amministrazione giudiziaria che ha portato avanti, in questo anno di commissariamento, l’attività aziendale interpretando al meglio le esigenze dei lavoratori e del mantenimento dell’impresa.
“Ora siamo fiduciosi che il rientro delle capacità manageriali in seno alla Tecnis siano di ulteriore impulso per la ripresa dei tanti cantieri, il progresso delle opere, l’occupazione e lo sviluppo del territorio etneo”, hanno concluso i sindacalisti.
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