Il sindaco di Catania Enzo Bianco, con l’assessore al Bilancio Salvatore Andò, la direttore generale Antonella Liotta e la ragioniere generale Clara Leonardi, ha preso parte a Palermo all’audizione davanti alla Corte dei Conti per parlare del Piano di riequilibrio finanziario del Comune di Catania.
Il Sindaco, dopo aver ricordato come il Piano di riequilibrio fosse stato adottato dall’amministrazione precedente e approvato dalla Corte dei conti pochi mesi dopo l’insediamento della nuova, ha spiegato come il Comune di Catania si sia mosso nel rispetto degli orientamenti interpretativi della Sezione delle Autonomie della Corte, che indica come obiettivo primario della procedura di riequilibrio finanziario “l’attuazione di un percorso graduale di risanamento dell’ente” che consenta di “superare gli squilibri strutturali di bilancio che potevano condurre allo stato di dissesto”.
Bianco ha sottolineato come la prima delle criticità emerse riguardi “una errata valutazione sul taglio dei trasferimenti statali e regionali contenuta nel primo Piano di riequilibrio”: si contava sul loro mantenimento mentre solo negli anni 2012-2016 si è registrata una riduzione complessiva di oltre quaranta milioni di euro. Il secondo punto critico riguarda i “problemi di esigibilità causati dalla più grave recessione economica dal dopoguerra, in cui la soglia di povertà ha toccato punte epocali”, in particolare in una Catania “che fonda la sua economia sull’imprenditoria privata e non può contare su una presenza rilevante di impiegati pubblici”. Il terzo punto riguarda l’emersione di una rilevante massa di debiti fuori bilancio accumulati in passato anche per contenziosi. “Per questo – ha spiegato Bianco – dal 2014 sono stati siglati accordi solutori e transazioni per circa quaranta milioni di euro” e soprattutto è stato nuovamente valutato il contenzioso, con un incremento del relativo fondo da 35 a 90 milioni di euro. L’ultimo punto critico indicato è frutto dell’applicazione dei principi di trasparenza contenuti nelle norme sul bilancio armonizzato, con la costituzione di fondi di accantonamento come quello sui Crediti di Dubbia Esigibilità. Proprio questi fondi, che rispondono a un principio di prudenza condiviso dall’Amministrazione, con il riaccertamento straordinario dei residui, “incidono però in maniera determinante sul ricalcolo del Disavanzo di amministrazione causandone quel peggioramento” – da 140 milioni nel 2013 a 513 nel 2016 – del quale parla la Corte nei suoi rilievi. Il Sindaco ha fatto rilevare però “che il maggior disavanzo viene interamente coperto dalla ripartizione trentennale di 551 milioni di euro”, con una quota annuale di 19 milioni, quindi.
Secondo Bianco, inoltre, “Il risultato d’amministrazione potrà essere migliorato dallo svincolo di risorse da destinare ai fondi Contenzioso e Passività potenziali”. E questo avvalendosi, in sede di rendiconto 2017, della cosiddetta “sterilizzazione dell’anticipazione di liquidità”, per quasi 200 milioni di euro, da accantonare nel Fondo Crediti di dubbia esigibilità.
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