Operazione contro il clan Santapaola-Ercolano dei carabinieri del Ros di Catania che, in collaborazione con militari territoriali del comando provinciale etneo e di Siracusa, hanno arrestato 24 persone, compreso quello che è ritenuto l’attuale reggente della ‘famiglia’ di Cosa nostra: Antonio Tomasello, di 51 anni.
Ad altri sei indagati il provvedimento del Gip, emesso su richiesta della Dda della Procura, è stato notificato in carcere perché già detenuti e per un sesto sono stati disposti i domiciliari. L’indagine, denominata ‘Chaos’, ha fatto luce su estorsioni, consumate e tentate anche con atti intimidatori, ai danni di imprenditori.
Contestati anche un sequestro di persona e l’uso e la detenzione di armi. L’inchiesta, su indagini dei carabinieri del Ros di
Catania, coordinata dalla Dda della Procura etnea, ha permesso ricostruire le dinamiche e le gerarchie e i componenti di
diversi gruppi dal clan che operano nei diversi rioni del capoluogo etneo e di quelli alleati.
“Abbiamo giocato d’anticipo, impedendo la commissione di gravi reati”. Così il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, sull’operazione ‘Chaos’ dei carabinieri del Ros etneo contro la ‘famiglia’ Santapaola-Ercolano culminata con 31 arresti diposti dal Gip su richiesta del gruppo della Dda coordinato dall’aggiunto Francesco Puleio.
Le indagini, spiega il vice comandante generale operativo del Ros, il col. Giancarlo Scafuri, “sono state efficienti ed
efficaci” grazie “alla grande sinergia tra le due squadre in campo: i carabinieri e la Procura”. Per il comandante
provinciale dell’Arma, il colonello Raffaele Covetti, è “l’ennesima dimostrazione che le Istituzioni ci sono e
funzionano a difesa del cittadino”.
Per dirla con l’aggiunto Puleio, che ha coordinato il lavoro dei Pm Raffaella Vinciguerra e Marco Bisogni, utilizzando una metafora calcistica “la risposta è stata immediata perché abbiamo scelto di giocare in attacco e non in difesa”. Il perché lo spiega il maggiore Antonio Parillo, comandante del Ros di Catania: “c’era aria di contrasti tra gruppi vicini e rivali” e nel timore ipotitico di risposte eclatanti, anche se davanti a sei tentativi di estorsioni, “mai denunciate” sottolinea il procuratore Zuccaro nonostante un sequestro di persona e gravi minacce, si è deciso di intervenire.
Le indagini hanno permesso di ricostruire i gruppi legati alla ‘famiglia’, ma anche i contrasti nati nella ‘spartizione’ del territorio da controllare culminato con un’aggressione ad Alfio Davide Coco, ‘responsabile’ del gruppo della Stazione, da parte del clan Mazzei. I vertici delle famiglie si mettono attorno a un tavolo i santapaoliani chiedono “di sedersi e discutere civilmente”, ricordando anche l’omicidio di ‘pulizia interna’ di Angelo Santapaola per “dare un esempio a chi sbaglia”.
Al vertice del clan, secondo l’accusa, c’era Antonio Tomaselli, 51 anni, ritenuto legato a Enzo Santapaola e Aldo
Ercolano. Le indagini lo indicano come l’attuale reggente dei vari gruppi della città, decapitati dalle operazioni Kronos e
dall’attuale Chaos, e di clan alleati o rivali. Che parlavano tra loro direttamente fissando appuntamenti con dei telefonini con sim intestate a terze persone, anche incolpevoli prestanomi, che veniva utilizzata come se fosse una rete di ‘citofoni’.
Momenti di ‘tensione’ tra il clan Mazzei e la ‘famiglia’ Santapaola-Ercolano per il tentativo dei primi di espandersi o di dare ‘risposte’ senza ‘parlarne all’ interno di Cosa nostra’ sono stati riscontrati da carabinieri del Ros di Catania durante le indagini dell’operazione ‘Chaos’.
I contrasti sembrano crescere tanto da rendere necessario un ‘summit’, intercettato dall’Arma. Ad essere ascoltato è un ‘portavoce’ della ‘famiglia’ Santapaola.
“Questa situazione – spiegano i ‘santapaoliani al tavolo con i vertici deqli altri clan e gruppi – si deve fermare.. noialtri non ci siamo permessi, mai, a fare queste cose fra noialtri… ci sediamo e la discutiamo civilmente… fino a quando non ci sono morti e cose… e questo dobbiamo evitare…”. Quindi, sottolinea il ‘portavoce’ parlando con i Mazzei, “questo problema che è anche in casa vostra lo dobbiamo risolvere…”. E non esitano a citare l’omicidio di ‘pulizia interna’ di Angelo Santapola, ucciso dal suo stesso clan perché “non rispettava le regole”.
“La nostra storia – sottolinea il ‘portavoce’ intercettato dai carabinieri del Ros – dimostra che noi abbiamo avuto dei
problemi dentro casa nostra e noi stessi li abbiamo risolti… Quando noialtri abbiamo avuto Angelo e ‘mbare (amico mio, ndr), Angelo ha pagato per tutti gli sbagli che ha fatto! E si chiamava Santapaola, non si chiamava con un altro cognome… questo, per farti capire… perché quando muore un Santapaola… viri ca fa sgrusciu (Fa rumore, ndr)… e questi – chiosa il ‘portavoce’ – sono gli esempi che abbiamo dato per gli sbagli che ha fatto”.
Colloqui che hanno accelerato indagini e dato maggiore
velocità all’inchiesta della Procura di Catania.
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