Dall’omicidio del segretario della Dc di Misterbianco avvenuto nel 1991 alla più recente corruzione di un carabiniere che passava informazioni sulle indagini ai mafiosi. C’è di tutto nell’inchiesta ‘Gisella’ della Dda di Catania che ha consentito ai carabinieri di arrestare 26 persone fra cui un loro collega (TUTTI GLI ARRESTATI)

L’operazione è scattata all’alba di oggi ma il fatto che arrivi ad una settimana dall’omicidio di Orazio Pino, il pentito di questa cosca assassinato in Liguria sarebbe solo una coincidenza “Nessun elemento che possa essere utile alle indagini di Genova sul delitto di Orazio Pino emerge da queste indagini” ha precisato il procuratore Carmelo Zuccaro.

Centrale nell’inchiesta l’omicidio di Paolo Arena (LEGGI QUI). Arena sarebbe stato ‘un politico corrotto’ che esponenti del clan Nicotra, detto dei ‘Tuppi’, hanno ucciso perché ‘ritenuto un traditore’, visto che ‘dopo
avere intrattenuto relazioni illecite e continuative’ con loro ‘aveva allacciato rapporti d’affari’ con la cosca rivale dei
Pulvirenti. Sarebbe stato questo il movente del delitto dell’ex segretario della Dc di Misterbianco assassinato il 28 settembre del 1991 ricostruito dal procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, durante la conferenza stampa sui 26 presunti appartenenti al gruppo dei  ‘Tuppi’ o degli ‘scappati’ per la fuga dalla Sicilia si era ricostituito sul territorio.

A uccidere Arena, secondo le indagini dei carabinieri del comando provinciale di Catania coordinate dalla Dda, sarebbe stato il ‘pentito’ Luciano Cavallaro, che si è autoaccusato del delitto chiamando in correo un altro esecutore
materiale del delitto e il boss Gaetano Nicotra, di 68 anni, tra gli arrestati, e fratello di Mario, capo storico del gruppo ucciso nella faida mafiosa tra i clan dei ‘Tuppi’ e Pulvirenti.

“Già pochi anni dopo l’omicidio di Paolo Arena – ha detto il procuratore Zuccaro – si è individuato come movente il tradimento che il clan Nicotra, egemone a Misterbianco, addebitava a Paolo Arena segretario della Dc locale per avergli voltato le spalle e dato il suo appoggio nella concessione degli appalti del Comune al gruppo dei Pulvirenti. All’epoca tutte le gare erano monopolizzate dalla mafia con l’apporto del funzionario corrotto e infedele che dava le dritte giuste per potersele aggiudicare”.

“È grazie alla collaborazione del pentito Luciano Cavallaro – ha spiegato Zuccaro – che siamo riusciti ad avere la certezza processuale sul mandante: fu Gaetano Nicotra, fratello del boss Mario”. “Un’indicazione sul movente delle indagini – ha rivelato il comandante provinciale dei carabinieri di Catania, il colonello Raffaele Covetti – era giunta dal ritrovamento in casa di Gaetano Nicotra di un ‘pizzino’, con la dicitura ‘I traditori’, che riportava una lista di nomi, compreso quello di Arena”.

I due gruppi rivali, dei ‘Tuppi’ guidati da Mario Nicotra poi ucciso, e della cosca Pulvirenti, capeggiata dal boss poi pentito Orazio Pino, all’inizio, emerge dell’inchiesta denominata ‘Gisella’, nome in codice dato al capo del gruppo di Motta Sant’Anastasia, Antonino Rivilli, di 48 anni, facevano affari tra loro. Poi alla fine degli anni ’80 è scoppiata una violenta guerra di mafia che ha visto i ‘Tuppi’ perdenti fuggire, e per questo presero anche il nome di ‘scappati’, e ricostruire il loro potere criminale in Toscana. Poi sono ritornati per riprendere il controllo del territorio con estorsioni e ‘cavalli di ritorno’, furti e rapine. Per festeggiare Tony Nicotra, 53 anni, figlio di Mario e boss del gruppo, nel marzo 2017 gli affiliati sono andati a trovarlo in una villa di Misterbianco: l”omaggio’ è stato ripreso da telecamere dei carabinieri, così come i rituali fuochi d’artificio esplosi in onore del capo ritornato.

 

Articoli correlati