C’è il noto Etna Bar, a San Giovanni Galermo, tra i beni sequestrati dalla sezione Anticrimine della polizia, perchè riconducibili ad esponenti della mafia catanese.

Il primo provvedimento riguarda Luciano Salinitro, 40 anni, pregiudicato, il cui collegamento alla cosca mafiosa “Santapaola-Ercolano” ha condotto i poliziotti ad ottenere dal tribunale un decreto di sequestro e confisca di beni mobili registrati e immobili, di un’impresa individuale e di denaro contante. Si tratta di alcune attività commerciali a San Cristoforo. Il decreto ha confermato un precedente provvedimento di sequestro emesso nel luglio del 2015 e disposto ex novo il sequestro e la confisca di altri due beni immobili. Il valore del patrimonio sequestrato e confiscato raggiunge i 2 milioni di euro.

Un altro provvedimento di sequestro riguarda anche l’Etna Bar, a San Giovanni Galermo, storico punto di ritrovo dei catanesi gestito da Cosimo Tudisco, 38 anni, ritenuto affiliato al clan Cappello-Bonaccorsi. A lui sono stati sequestrati beni immobili, mobili registrati, società ed imprese, conti e depositi bancari e postali.

Sequestrata, ai fini della confisca, anche la società ‘World game’ (di cui risulta titolare come unico socio unico il pregiudicato P. A.), insieme alla rivendita di tabacchi con sede in via Galermo 338. La società comprende una pizzeria, un bar e una ludoteca, pubblicizzata dall’insegna Etna Bar. Sequestrato anche il 50% delle quote del capitale sociale della s.r.l. “World of cars group” con sede a Catania. Sequestrati diversi rapporti bancari e postali intestati a tudisco, ai suoi familiari conviventi e a terzi interessati.

L’Etna Bar resta aperto e continua a lavorare sotto il controllo dell’amministratore giudiziario nominato dal tribunale.

La leva che gli investigatori hanno utilizzato per scardinare il piccolo ‘impero’ economico del Tudisco è stata l’evidenza della sproporzione tra i redditi dallo stesso e dal suo nucleo familiare formalmente dichiarati e i beni realmente acquisiti nel tempo; le indagini, inoltre, hanno evidenziato come Tudisco aveva la disponibilità diretta e/o indiretta di beni immobili, società e aziende, frutto di investimenti e articolate operazioni finanziarie di dubbia liceità.

Tudisco ha raggiunto l’apice della sua escalation criminale nell’ultimo decennio quando, peraltro, è stata accertata in giudizio la sua partecipazione esterna all’associazione mafiosa “Cappello” e, nonostante si trovasse detenuto in carcere, è riuscito a gestire le attività economiche a lui riconducibili attraverso la sua convivente, Rosaria Lanzafame che gli faceva regolarmente visita in carcere per i colloqui. In questo caso, il valore dei beni strappati dalle mani della malavita supera i 3 milioni di euro.

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