Tratta di persone e di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, con le aggravanti di avere esposto a pericolo la vita o l’incolumità delle persone trasportate – facendole imbarcare su natanti occupati da numerosi migranti privi di ogni necessaria dotazione di sicurezza – e di avere agito al fine di reclutare persone da destinare alla prostituzione o, comunque, allo sfruttamento sessuale ed al fine di trarne profitto: sono le accuse costate l’arresto di Jerry e Briget, al secolo Osarodion e Osatohamwan Matthew, fratello e sorella nigeriani rispettivamente di 33e 30 anni.
L’inchiesta che ha portato al fermo dei due nasce da un’attività investigativa di tipo tecnico, tuttora in corso, coordinata dalla procura distrettuale e avviata dalla sezione criminalità della squadra mobile di Catania a seguito della comunicazione pervenuta da personale Oim (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) il 18 agosto 2016 relativa ad una minore nigeriana, giunta sul territorio nazionale in occasione di un arrivo di migranti presso il Porto di Catania il precedente 21 luglio, a bordo della nave Marina Militare spagnola “Reina Sofia” e allontanatasi dalla struttura ove era stata collocata per raggiungere la propriamadame.
La minore era stata raggiunta presso la struttura da un connazionale che, su incarico della madame reclutatrice, le aveva organizzato il viaggio per raggiungere la sfruttatrice che abita in Aversa. In quella città era stata da subito costretta a prostituirsi in strada ed era, tuttavia, riuscita a fuggire, avvisando personale Oim e chiedendo aiuto, da qui la segnalazione che determinava il pronto intervento della Squadra Mobile che tempestivamente raggiungeva il luogo ove era stata comunicata la presenza della giovane, la rintracciava e ne assicurava la immediata messa in protezione.
La ragazza ha raccontato di avere lasciato il proprio paese, a causa delle difficoltà economiche della famiglia di origine, raccogliendo un invito, fattole da una conoscente, di raggiungere l’Italia e svolgere un lavoro lecito che le avrebbe consentito di aiutare i familiari, ricevendo rassicurazioni che non avrebbe lavorato come prostituta e con l’accordo che avrebbe pagato la somma di 5 milioni di naira (15 mila euro) alla donna che l’avrebbe attesa in Italia e si sarebbe fatta carico delle spese del viaggio.
Prima di intraprendere il viaggio la minore era stata sottoposta ad un rito “Ju Ju” con il quale si era impegnata a pagare il debito contratto, altrimenti sarebbe morta o colpita da disgrazie di ogni genere. Sul telefono di “Rosalia”, sequestrato dalla polizia i contatti dei suoi aguzzini erano stati registrati sotto il nome di “Brother” e “Sister”.
La “sister”,intesa “Briget”à stata rintracciata nel comune di Lusciano (Cesena). Da una conversazione registrata tra la maman ed i familiari della vittima – che l’avevano contattata perché non avevano avuto più notizie della figlia minorenne – emergeva come il rapporto contrattuale non fosse esclusivamente tra carnefice e vittima, ma coinvolgesse anche i familiari, considerati alla stregua di obbligati in solido all’adempimento del debito di ingaggio contratto dalla minore.
Ciò emergeva dalle parole di “Briget”, la quale, dialogando con i familiari di Rosalia in Nigeria, esclamava freddamente “…quando uno si affida a qualcun altro per fare viaggiare i propri figli è giusto che questi venga pagato….”.
I servizi di intercettazione permettevano di appurare che gli indagati – fratello e sorella – in concorso tra loro, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, promuovevano, organizzavano finanziavano ed effettuavano il trasporto illegale di “Rosalia”, avvalendosi di servizi offerti dai correi in Nigeria ed in Libia, ove utilizzavano connection houses per la permanenza della minore prima dell’imbarco alla volta dell’Italia su natanti di fortuna, occupati da numerosi migranti privi di ogni necessaria dotazione di sicurezza, ad alto rischio di naufragio, reclutando le giovani per destinarle alla prostituzione o, comunque, allo sfruttamento sessuale al fine di trarne profitto. I due sono stati rinchiusi nelle carceri di Pozzuoli (NA) e Foggia.
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