Beni per 32 milioni di euro, riconducibili a William Alfonso Cerbo, di 36, ritenuto elemento legato al clan Mazzei, ‘famiglia’ storicamente legata ai Corleonesi di Riina, sono stati confiscati dalla Guardia di finanza di Catania.

All’operazione ha collaborato personale del Servizio Centrale di Investigazione sulla Criminalità Organizzata di Roma.

Cerbo è attualmente agli arresti domiciliari ed è imputato per associazione mafiosa, estorsione, trasferimento fraudolento di valori e bancarotta. Il provvedimento di confisca è stato emesso dal Tribunale di Catania su richiesta della Dda della locale procura Distrettuale e riguarda otto società commerciali in amministrazione controllata dal 2016 e 28 beni immobili, compresi 24 appartamenti ad Anzio (Roma), una villa su tre piani con parco a Catania, due fabbricati commerciali a Ragusa e un terreno di 15.000 metri quadrati al Paradiso degli Aranci.

Nella villa c’era un trono con le sue iniziali, come il boss Tony Montana in ‘Scarface’, film con Al Pacino.

Il Tribunale di Catania, nel segnalare l’attuale pericolosità sociale di Cerbo, ha evidenziato come, nel corso del dibattimento in cui è imputato, non ha esitato a dichiarare pubblicamente il proprio rispetto per Sebastiano Mazzei, figlio del boss Santo ‘U carcagnusu’, reggente fino all’arresto nel 2016 della cosca catanese, storicamente legata ai corleonesi. Cerbo era stato arrestato dalla Guardia di Finanza nell’aprile del 2014 assieme ad altri 15 indagati nell’operazione “Scarface”.

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In tale contesto, sottolinea la Dda della Procura distrettuale di Catania, Cerbo era emerso quale elemento di spicco del sodalizio di Cosa nostra dei “Carcagnusi”, in quanto dedito alla gestione di attività economiche e imprenditoriali del clan, oltre alle più classiche attività di estorsione e ‘recupero crediti’.

L’operazione fu denominata “Scarface” perché dalle indagini tecniche svolte da militari del Gico del Nucleo di Polizia Economico- Finanziaria di Catania il giovane era solito emulare il boss Tony Montana del film “Scarface”. Tanto che si era fatto costruire un trono, con sopra riportate le sue iniziali, in tutto e per tutto uguale a quello dove era solito sedersi nel film l’attore Al Pacino.

Secondo l’accusa i proventi delle attività delittuose e delle bancarotte realizzate con metodo mafioso venivano inseriti nel circuito legale attraverso la creazione di una galassia di imprese commerciali, associazioni sportive dilettantistiche (a copertura di bische clandestine) e anche enti senza scopo di lucro. Ciò avveniva con la complicità di prestanome, familiari e conviventi. In una delle società gravitanti nell’orbita dei “Mazzei” sono stati rinvenuti dei bilanci firmati da soci deceduti da anni. Sono 8 le società commerciali confiscate, con sedi a Roma, Catania, Bergamo, Aprilia, Comiso, Palmanova, Buccinasco e Castelfranco Veneto e già in amministrazione giudiziaria in quanto sottoposte a sequestro nel luglio 2016) e 28 beni immobili ubicati in diverse regioni d’Italia. Il valore complessivo dei beni è stimato in circa 32 milioni di euro.

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