Una brutale e immotivata aggressione ha sconvolto la città di Catania nelle ultime ore. La vittima è Santo Re, 30 anni, pasticcere della rinomata dolceria Quaranta, accoltellato a morte al termine del suo turno di lavoro a piazza Mancini Battaglia. Era pronto a tornare a casa per riabbracciare la moglie e la figlia di soli quattro mesi, ma il rientro si è trasformato in tragedia. A colpirlo è stato un posteggiatore abusivo di 37 anni, originario dello Zimbabwe, privo di permesso di soggiorno e con diversi precedenti penali. Un’aggressione improvvisa, senza apparente motivo, che ha lasciato sgomenta l’intera comunità.

A raccontare con dolore gli ultimi attimi di vita di Santo è stata Samantha, collega e amica, che in un post commosso sui social ha condiviso lo sgomento per quanto accaduto. Le sue parole sono un grido di rabbia e disperazione, ma anche un appello affinché tragedie simili non si ripetano.

L’accoltellamento e l’omicidio choc di Santo

“Santo era un ragazzo perbene, generoso e pieno di vita. Ha pagato con la vita la sua bontà. Poteva accadere a chiunque di noi”, scrive Samantha, ricordando come l’aggressore fosse una presenza nota e già segnalata in zona.

Secondo quanto ricostruito nel post, Santo aveva appena finito il turno in pasticceria e si stava dirigendo verso la sua auto, impaziente di rientrare a casa dalla moglie e dalla figlia piccolissima. Proprio nei pressi del veicolo ha incontrato l’uomo che, senza alcuna apparente motivazione, lo ha aggredito a coltellate. Un gesto improvviso e feroce, che ha lasciato il giovane senza possibilità di difesa. Nonostante le gravi ferite, Santo ha cercato disperatamente di rientrare nel locale, dove ha trovato la sorella e i colleghi. Purtroppo, le ferite si sono rivelate fatali e il giovane è deceduto poco dopo in ospedale.

“Non è morto solo per mano di un assassino – accusa Samantha – ma anche a causa di uno Stato che ha fallito nel tutelarlo. È vittima di un sistema giudiziario lento, inefficace e di una gestione dell’immigrazione che lascia troppe falle aperte”. Parole dure, che rispecchiano il senso di abbandono e impotenza percepito da tanti cittadini davanti a episodi come questo.

Samantha ha voluto ricordare anche la generosità di Santo, che in passato aveva aiutato l’aggressore donandogli cibo e vestiti. «È ingiusto. Era uno di noi, non lo dimenticheremo mai», ha concluso.

Comunità e istituzioni sgomenti

La morte brutale di Santo Re, giovane pasticcere di appena 30 anni, ha scosso l’intera comunità catanese. Sui social, diversi esponenti del mondo politico e istituzionale esprimono con forze il fallimento dell’intero sistema dello Stato.

“Il brutale omicidio di Santo Re ci lascia scossi, impauriti, disorientati ma anche responsabili – si legge in un post scritto da Enrico Buceti, consigliere comunale di Catania – Santo ha avuto la “sola” colpa di aver avuto in mano delle granite che non ha voluto dare al suo omicida, sebbene – racconta una collega di lavoro – in passato lo stesso Santo avesse regalato vestiario o cibo al suo assassino.  Santo poteva essere un nostro fratello, cugino, figlio o saremmo potuti essere noi stessi a rimanere feriti a morte da criminale extracomunitario, già noto alle forze dell’ordine per altri gravi episodi di violenza.  Mi sento responsabile da amministratore di Catania, ma mi chiedo cosa veramente fare, al di là di richieste scritte, per annullare questo fenomeno che non potrà mai portare ad una sana integrazione se non si influisce con pene certe, immediate e severe.  Ciò che é accaduto a Santo in Piazza Mancini Battaglia, puó ricapitare in Corso Sicilia, in Piazza Borsellino o in via Vincenzo Giuffrida ove – da tempo – viene denunciata la presenza di soggetti pericolosi che minacciano chi non da loro soldi per il parcheggio. Chi lo spiegherà alla figlia di due mesi di Santo che non rivedrà più suo padre per colpa di una persona che non si sarebbe dovuta trovare nemmeno a Catania ? Le risposte non potranno non arrivare perché altrimenti si genera il rischio di farsi giustizia da soli”.