Audizione infuocata che rivela inchieste di mafia – molte solo in parte conosciute – quella del prefetto di Catania Maria Guia Federico, oggi dinanzi alla commissione nazionale antimafia, presieduta da Rosy Bindi.

La seduta è stata molto tesa, con i senatori Mario Michele Giarrusso e Giuseppe Lumia e il vicepresidente Claudio Fava, ad incalzare il prefetto sull’invio di una commissione d’accesso al Comune.

Tanto che alla fine il responsabile del Governo ha detto ai giornalisti: “La valuterò – limitatamente alla circoscrizione comunale di Librino – visto che è una richiesta che mi è stata rivolta esplicitamente dalla presidente Bindi”.

Al termine dell’audizione il senatore catanese Mario Giarrusso (M5S) ha commentato: “Quello che viene richiesto dalle norme non è comprendere se la mafia ha la maggioranza nel consiglio comunale o di circoscrizione a Catania, ma verificare se ci fossero condizionamenti dell’Ente”.

Sulla stessa lunghezza d’onda ha aggiunto il vicepresidente della commissione Claudio Fava (SI): “Lei non deve decidere sullo scioglimento ma deve verificare”, mentre Giuseppe Lumia (Pd) ha chiesto di valutare visto il rapporto degli eletti con le famiglie mafiose la possibilità di interventi mirati, cioe’ di colpire le persone in questione senza colpire l’intero consesso”.

Il prefetto Federico ha spiegato, fra diverse interruzioni, che “sul Comune di Catania, manca l’attualità del problema. Cosa è cambiato da quando sono stati eletti? Perché oggi? I legami c’erano già nel 2013, il tutto è saltato fuori con una denuncia anonima alla commissione antimafia (regionale ndr) in un momento politico particolare. Non esiste un condizionamento dell’ente per queste parentele. Da quello di cui siamo in possesso, non sussistono condizioni per un provvedimento di accesso. Il prefetto si assume le responsabilità per questo atto – ha concluso – ed allo stato non abbiamo elementi”.

E’ stata la presidente della commissione Rosy Bindi ha tentare di stemperare il clima proponendo l’accesso “agli atti solo per una circoscrizione o un quartiere, cioè Librino”. La commissione, ha commentato Bindi, ha “espresso il pensiero con molta chiarezza, il prefetto ha espresso il suo ed ognuno si fa il proprio convincimento”.

Maria Guia Ferderico ha anche chiarito che “sebbene dagli accertamenti sia emerso che le notizie di stampa siano veritiere” relativamente a presenze di parenti di mafiosi nell’apparato amministrativo catanese “l’analisi ha permesso di evidenziare che non sussistono le condizioni per un accesso” al Comune.

“Per il Comune di Catania come già anticipato al vicepresidente Fava, si è tenuta una riunione di coordinamento per prendere in esame alcuni articoli di stampa relativi a presunti elementi di vicinanza di consiglieri a parenti vicini a sodalizi mafiosi. Poi abbiamo ricevuto la relazione della commissione antimafia regionale e siamo andati oltre – ha spiegato il prefetto – decidendo di effettuare con i vertici delle forze dell’ordine un monitoraggio per reperire elementi”.

Il prefetto che tale lavoro ha “prodotto una serie di schede che hanno evidenziato alcuni elementi di parentela: Marco Erica, consigliere della maggioranza, ha il genitore, il padre, denunciato per associazione di tipo mafioso. Riccardo Angelo Pellegrino, consigliere di opposizione di centro destra, segnalazioni che lo hanno denunciato per il reato previsto dal 416 ter. Francesca Raciti, presidente del consiglio comunale, padre indicato da un collaboratore come imprenditore riferimento della mafia nell’ambito dell’operazione Iblis condotta dall’Arma dei carabinieri, quale personaggio di riferimento per alcune attività illecite della consorteria mafiosa Santapaola Ercolano. In particolare – chiarisce il prefetto alla commissione – il collaboratore indica nel Raciti l’imprenditore strettamente correlato a tale Zuccaro Maurizio uomo d’onore appartenente alla citata consorteria, però questa cosa non ha avuto diciamo seguito”.

Inoltre nel corso dell’audizione Federico ha spiegato che vi sono “rapporti di parentela riguardano consiglieri, comunali e di circoscrizione, sia di maggioranza che di opposizione ma nessuno di questi fa parte della giunta. Comunque allo stato non c’erano i presupposti e abbiamo continuato ad eseguire il monitoraggio”.

OMICIDIO PALAGONIA – Il prefetto è andato oltre alla questione catanese occupandosi anche del recente omicidio di Marco Leonardo, 42enne, consigliere comunale della lista civica Palagonia Futura: “Non sarebbe relativo a dinamiche mafiose ma relative ad un debito. Il primo a sparare sarebbe stato il consigliere comunale che avrebbe esploso due colpi, poi raggiunto dal colpo mortale. Il consigliere comunale potrebbe essere un esponente significativo”, ha aggiunto il prefetto, che ha chiesto la secretazione relativa all’appartenenza del politico ucciso.

L’omicida, che ha sostenuto di essere un creditore della vittima, si era costituito dopo il delitto. Nel 2008 Leonardo era stato coinvolto nell’indagine “Matrioska” sulle false assunzioni di 4.000 braccianti utilizzate per ottenere contributi pubblici.

In questo momento i Comuni che più ci preoccupano – ha chiarito il prefetto – sono Paterno’, Biancavilla e Palagonia. Malgrado un incessante lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura l’organizzazione permane ma segnalo una diminuzione dei reati in provincia di Catania, in modo particolare di quelli predatori”.

CARA DI MINEO – Ferderico ha anche parlato del Cara di Mineo: “E’ gestito direttamente dal ministero dell’Interno e ci sono sempre fra le 2.000 e le 2.300 persone. Non meno ma non di più”.

A Mineo dunque la situazione è ordinaria. “Ci sono sbarchi incessanti, ma la magistratura catanese ha consentito e consente di assicurare alla giustizia gli scafisti”. Condizione invece “problematica per i minori non accompagnati perché le strutture sono piene e la collocazione inizia ad essere un problema non indifferente”.