Il decreto “Salva-Pogliese”, è pronto. Si tratta di un disegno di legge che oggi sarà depositato alla Camera d Fratelli d’Italia con il quale il partito di Giorgia Meloni vuole riabilitare il sindaco di Catania. Una sorta di modifica alla legge Severino che equipara lo status di sindaco a quello dei parlamentari nazionali ed europei. Se il provvedimento diventasse legge Salvo Pogliese, oggi sospeso ritornerebbe al municipio poichè la sospensione degli amministratori regionali e locali non scatterebbe più dopo il primo grado di giudizio. Il sindaco di Catania è stato condannato a quattro anni e tre mesi per peculato nel processo a Palermo sulle spese da capogruppo del Pdl all’Ars e quindi sospeso dalla carica di primo cittadino.

Anche il Pd in corsa per la modifica

Ma la battaglia annunciata dal partito di Meloni non è solitaria. In Parlamento, infatti c’è già un altro testo analogo firmato da alcuni deputati del Pd, in cui si prevede che non ci sia più la sospensione automatica per gli amministratori regionali e locali che riportano condanne non definitive, tranne in caso di reati gravi e di particolare allarme sociale come corruzione, concussione e i delitti legati alle mafie. Tra l’altro anche l’Anci pressa da mesi per modificare “una legge che penalizza i sindaci, ma soprattutto le città”. L’asse fra FdI e il Pd vorrebbe arrivare a un testo condiviso prima dei referendum di primavera, uno dei quali riguarda proprio l’abrogazione della Severino. Una legge su cui il partito di Meloni si è da tempo smarcata dalla posizione netta di Matteo Salvini che vorrebbe cancellarla.

Pogliese spera nel Parlamento

Intanto lo staff legale di Pogliese  ha depositato al Tribunale civile di Catania il ricorso avverso il provvedimento del prefetto. Piuttosto che aspettare la sospensione della sospensione della sospensione, Pogliese punta ora a una via d’uscita parlamentare della vicenda.

La “ripresa dell’efficacia”

“A Catania, in Sicilia, si realizza l’ennesimo sacrificio per lo stato di diritto. Il sindaco, Salvo Pogliese, viene sospeso dalle sue funzioni per effetto della “Severino”: una legge che fa a pezzi ex ante il principio di presunzione d’innocenza”. Lo afferma ‘Nessuno tocchi Caino’ sulla “ripresa dell’efficacia”, notificata dalla Prefettura, della sospensione dell’incarico del primo cittadino in applicazione della legge Severino.  “Un amministratore, sulla base di una sentenza non ancora passata in giudicato – si legge in un comunicato firmato da Antonio Coniglio e Sabrina Renna, componenti del consiglio direttivo di Nessuno tocchi Caino – deve lasciare l’incarico che gli hanno consegnato migliaia di elettori, nella ipocrisia di tenere peraltro in piedi la giunta che ha nominato e che a lui è legata da un rapporto fiduciario”.

“Una cattiva legge per l’abrogazione”

Per l’associazione la Severino “è una cattiva legge per l’abrogazione della quale, in sede referendaria, i cittadini saranno chiamati alle urne in primavera”. “A Catania, succede però una cosa ancora più singolare – sottolinea Nessuno tocchi Caino – è la Prefettura, evidentemente legittimata dai pareri legali nella scelta, a invadere il terreno che fisiologicamente sarebbe proprio della giurisdizione. Un procedimento di natura giurisdizionale non viene dunque concluso da un giudice, lo stesso che si era rivolto alla Corte Costituzionale, ma da un intendente del governo. Un cerchio di natura giurisdizionale si conclude fuori dai confini della giurisdizione. In Italia si confonde impietosamente il terreno della giurisdizione e quello amministrativo”.

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