La Procura Distrettuale della Repubblica, nell’ambito di indagini a carico di M.G., di anni 41, indagato per il reato di atti persecutori, commesso in danno della ex convivente, di anni 44, ha richiesto ed ottenuto la misura cautelare in carcere eseguita dai Carabinieri della Stazione di Aci Sant’Antonio.
L’uomo, già arrestato il 23 aprile scorso per avere inseguito in moto la vittima fino al posto di lavoro, per poi colpire violentemente con il casco protettivo i vetri della macchina al solo scopo di costringerla ad uscire dall’abitacolo, era finito prima in carcere ed una volta scarcerato sottoposto dal giudice ad una serie di obblighi tra i quali: il divieto di avvicinamento alla persona offesa, quelli dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria nonché di permanere nella propria abitazione in determinate ore del giorno ma, soprattutto, il divieto assoluto di comunicare con qualsiasi mezzo telematico con la ex convivente.
Misure disattese in maniera palese già il 26 aprile scorso, giorno della scarcerazione, quando l’uomo, prima di rientrare in casa, appostandosi sotto il balcone della donna la costringeva ad affacciarsi indirizzandole frasi di scherno.
Una escalation di atti vessatori, tra i quali numerosi messaggi minacciosi inviati alla vittima a mezzo profili social, culminati negli episodi del 28 aprile quando il soggetto, colto da una forma di ossessione irrefrenabile, bloccava letteralmente la donna – in macchina con la figlioletta di appena nove anni – parandosi in strada dinanzi l’autovettura, la donna è poi riuscita a divincolarsi, e del giorno 30 aprile quando l’energumeno, scavalcando la recinzione della proprietà della ex, ha aspettato che la vittima rientrasse a casa con l’auto ed al quel punto, battendo violentemente con i pugni sul finestrino, costringerla a scendere urlando a squarciagola “scendi dall’auto che ti devo parlare!”.
La donna con la forza della disperazione, chiedeva aiuto telefonicamente ad uno dei marescialli della Stazione di Aci Sant’Antonio, che in sede delle pregresse denunce le aveva fornito il proprio numero di cellulare, consentendo l’intervento sul posto di una pattuglia che bloccava ed ammanettava l’uomo mentre cercava di fuggire scavalcando nuovamente la recinzione.
La poveretta, nella circostanza, veniva soccorsa dal personale medico del 118 giunto sul posto su richiesta dei carabinieri che ne evidenziava uno stato di shock emotivo che le provocavano conati di vomito e forti capogiri.
L’intero quadro probatorio raffigurato dagli investigatori, che hanno ricostruito minuziosamente il susseguirsi di eventi, non ha lasciato alcun dubbio al giudice il quale, accogliendo la richiesta del magistrato titolare dell’indagine, ha emesso la misura restrittiva.
L’uomo si trova recluso nel carcere di Catania Piazza Lanza.
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