I mari europei non sono gli stessi e soprattutto i criteri sulla pesca nei mari del vecchio continente non possono essere uguali fra loro.

E’ questo uno dei temi centrali affrontati a Catania dalla Commissione europea per l’ambiente e la pesca che ha sottolineato la gravità della situazione in cui versa il Mediterraneo in cui gli stock, cioè il  tipo di pescato, sono sempre più ridotti. Né si può immaginare un intervento normativo comune senza tenere conto delle specificità del mare Nostrum.

“Pensare che i pescatori siano inconsapevoli della necessità di conservazione e di migliore gestione del mare è senza dubbio ingeneroso: i nostri pescatori sono i veri tutori del mare!”, dice il sottosegretario all’Agricoltura, Giuseppe Castiglione.

“Puntiamo piuttosto a contrastare la pesca illegale – aggiunge – .C’è da affrontare questa nuova stagione con piani di gestione pluriennale che non guardino solo alle nostre acque, ma affrontino i temi del Canale di Sicilia e dell’Adriatico con il metodo della condivisione tra tutti i paesi, affinché la pesca diventi un fattore di sviluppo reale”.

Il commissario Vella ha incontrato anche una delegazione di pescatori siciliani e a chi gli domanda della mancanza di regole da parte dei marittimi dei paesi del nordafrica risponde:  “La due giorni mira principalmente a conoscere i problemi del settore e a cercane le soluzioni. Noi – ha sottolineato nel suo intervento – non sappiamo ancora abbastanza sugli stock ittici del Mediterraneo, la metà dei pesci non è neanche registrata, ma questo non deve impedirci di fare qualcosa. I pescatori europei dipendono da questi stock che sono condivisi con i paesi extraeuropei vicini con cui intendiamo dialogare”.

“Di fronte alla gravità dei dati sullo stato degli stock – ha affermato invece Giampaolo Buonfiglio, Presidente del MEDAC – servono nuove formule, nuove ricette e nuovi modelli di gestione comuni, evitando misure unilaterali di emergenza drastiche che potrebbero aggravare la situazione del settore. Da una parte – ha aggiunto – dobbiamo pensare alla ricostituzione degli stock e al recupero delle caratteristiche migliori del bacino, dall’altra a far sopravvivere un settore economico e sociale che nel Mediterraneo ha un ampia valenza”.