Una pioggia di avvisi di pagamento (secondo notizie raccolte dal M5S Sicilia sarebbero circa 4000) si sta abbattendo sui cittadini del Catanese. A scatenate la tempesta è stata l’Asp di Catania, che da qualche giorno sta intimando ai suoi assistiti il pagamento di prestazioni erogate anche diversi anni fa in regime di esenzione ticket, che accertamenti successivi avrebbero stabilito non essere dovute per questioni di reddito. Non solo, chi non paga le somme richieste, anche se ora in possesso dei requisiti reddituali previsti, finisce in una sorta di black list, con tanto di bollino che gli preclude l’accesso a prestazioni gratuite.

“Un abuso – afferma il deputato all’Ars Francesco Cappello – che colpisce le fasce più deboli. Fra l’altro, gli avvisi sono probabilmente nulli, visto che in calce portano una firma sbagliata. Si rischia di provocare solo disservizi e disagi, oltre che di innescare una pioggia di ricorsi”.

Ricorsi che sarebbero già partiti in massa.

“Secondo quello che abbiamo appreso in via non ufficiale – afferma Cappello –sarebbero già alcune centinaia. Praticamene gli assistiti, convinti di avere subito un torto, pagano per accedere alle nuove prestazioni, salvo poi affidare le proprie ragioni ad una richiesta di risarcimento”.

E come spesso succede in questi casi, non manca la solita spruzzata di ridicolo a rendere ancora più fastidiosa la vicenda.

“Abbiamo notizia – racconta Cappello – di avvisi di pagamento di soli 2 euro che arrivano a 7 euro a causa delle spese di spedizione. Praticamene la raccomandata costa quasi tre volte la prestazione teoricamente non dovuta. Quei 2 euro, comunque, bastano a farti entrare di diritto nella black list dell’Asp”.

Sulla Vicenda il M5S all’Ars ha acceso i riflettori. Lunedì chiederà all’assessore alla Salute, Razza, e al direttore dell’Asp di Catania di riferire in commissione Sanità al più presto.

“Le prestazioni – dice Cappello – non possono essere bloccate. Si rischia di negare il fondamentale diritto alla salute. Se ci sono stati furbetti dell’esenzione questi vanno sanzionati, ma ci sono cittadini che hanno sforato i limiti reddituali inconsapevolmente per prestazioni lavorative di pochi mesi che essi stessi non pensavano li portassero a superare la soglia della gratuità”.