Dalle prime ore del mattino I ricercatori licenziati dalla Myrmex, stanno protestando davanti i cancelli del laboratorio della Zona industriale di Catania. Urlando lo slogan “Licenziati! Licenziati! Licenziati!”, hanno chiesto di tenere un’ assemblea in azienda ma hanno trovato i cancelli sbarrati.
I dirigenti ed il direttore generale Salvatore Celeste che ha firmato i telegrammi di preavviso di licenziamento giorno 5 febbraio (per i sindacati “un eccesso di zelo non previsto dalla procedura”) , non si sono presentati.
“Se qualcuno pensa che attraverso i licenziamenti ci si libera della zavorra dei lavoratori fa un grande errore – commentano Margherita Patti segretaria confederale Cgil e Peppe D’Aquila, segretario generale della Filctem Cgil – Non intendiamo subire questo scippo. Facciamo nostro l’hashtag lanciato dai lavoratori #lamyrmexènostra , e lo intendiamo valido anche per la nostra Catania e per la Sicilia. Ne rilanciamo un altro: #bastachiacchiere …. La Regione faccia valere la delibera di giunta per riprendersi il centro ed avviamo subito un tavolo di trattativa per cederlo alla cooperativa che i lavoratori hanno costituito”.
I lavoratori, costituitisi in cooperativa un anno fa, dichiarano infatti di essere disposti ad investire 1€ nell’operazione; il medesimo prezzo che ha pagato l’ avvocato Calvi, amministratore della Myrmex, a Pifizer all’atto della cessione di ramo d’azienda. Una dichiarazione provocatoria, ma non troppo.
“Il centro di ricerca ha enormi potenzialità. I lavoratori costruiranno alleanze con le università, altri centri di ricerca e con il Miur. -continuano Patti e D’Aquila – Saranno in grado di dimostrare tutte le potenzialità che un centro come questo può esprimere. Chi vuole depredare il territorio per poi scappare con il bottino in mano deve fare i conti con la lotta dei lavoratori che non consentiranno uno scempio di tale portata. Le Istituzioni riflettano e si assumano le loro responsabilità; l’immobilismo puzza di complicità. Noi da qui non andremo via fino a quando non si troverà una soluzione dignitosa”.
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