Due persone sono finite in carcere e 6 agli arresti domiciliari, su decisione del Gip del Tribunale di Caltagirone, su
richiesta della Procura con l’accusa di associazione a delinquere, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. Il gruppo criminale avrebbe sfruttato la prostituzione di giovane donne, prevalentemente straniere. Il Gip ha anche disposto il sequestro i 4 immobili di proprietà degli indagati nonché il sequestro di altri beni.

Le accuse al gruppo criminale

Secondo l’accusa, il gruppo avrebbe avuto ramificazioni anche in altre regioni italiane. L’operazione, denominata Sex indoor, ha portato anche alla chiusura di quattro case in cui si esercitava la prostituzione e bloccato un giro d’affari illegale stimato dagli investigatori in circa 130 mila euro l’anno. Il provvedimento del gip dispone misure cautelari detentive e il sequestro preventivo di risorse finanziarie e patrimoniali. L’operazione è stata eseguita da personale del commissariato di Caltagirone con l’ausilio delle squadre mobili di Catania e Agrigento, del reparto Prevenzione crimine Sicilia Orientale e delle unità cinofile della Questura di Catania.

I ruoli stabiliti per ogni singolo indagato

Le indagini, eseguite tramite intercettazioni telefoniche e ambientali hanno permesso di scoprire la presenza nel territorio calatino di una vera e propria organizzazione, stabile, ben rodata, e con specifica ripartizione dei ruoli, in grado di reclutare donne, per lo più straniere, e transessuali da destinare al mercato della prostituzione, garantirne la
collocazione in abitazioni dei due capi e promotori dell’organizzazione e l’assistenza logistica, il trasporto e la pubblicità dell’attività di prostituzione mediante l’inserimento di annunci su siti d’incontri. A sostegno delle accuse c sono anche accertamenti bancari, pedinamenti, appostamenti, immagini/video estrapolati dai sistemi di sorveglianza posti in corrispondenza dei civici in cui e vittime reclutate erano indotte a prostituirsi.

Legami con la criminalità organizzata

Il ruolo di spicco nell’associazione è ricoperto da L. G. C., indagato, tra l’altro, per estorsione ai danni di un esercente di attività commerciale del luogo, assistito dalla compagna B. A. e dal fratello L. G. A.. Sarebbe lui l’anello di
collegamento con la criminalità catanese rappresentata da S. C. G.,  già condannato in passato per gravi reati quali associazione a delinquere di stampo mafioso. Era lui a reclutare prostitute e introdurle nel mercato calatino, inserito a sua volta nel più ampio mercato di “capitale umano” organizzato a livello nazionale.

Ragazze e transessuali a Caltagirone

Secondo il sistema costruito dagli indagati, donne e transessuali arrivavano a Caltagirone e venivano sistemati per qualche settimana nei quattro immobili di proprietà dei due fratelli per poi essere destinate alla prostituzione in altri territori. Tra gli indagati c’è anche chi eseguiva il servizio di transfert delle ragazze. C’era anche chi si occupava del reclutamento di “colleghe” e alle inserzioni pubblicitarie su siti d’incontri richiedendo ricariche poste-pay