Sono quasi 400 i residenti del quartiere catanese di Librino che percepivano il Reddito di cittadinanza fin dal 2020 senza averne diritto

L’operazione dei carabinieri

Carabinieri del comando provinciale di Catania, con la collaborazione dell’Inps, hanno denunciato 389 persone percettori del Reddito di cittadinanza, in gran parte residenti nel popoloso rione di Librino. Tra loro anche 191 con precedenti penali, alcune anche per reati di mafia.

Reddito di cittadinanza percepito dal 2020

Gli indagati sono accusati di aver ottenuto indebitamente dal 2020 il sussidio con dichiarazioni false e omissive. Tra le irregolarità maggiormente riscontrate dai militari dell’Arma l’avere dichiarato falsamente di essere l’unico componente del nucleo familiare, in modo da potere percepire il reddito nonostante la convivenza con un familiare lavoratore oppure consentire ad altri componenti della famiglia di avanzare richiesta all’Inps per lo stesso sussidio statale.

Residenze fittizie

Tra i destinatari del reddito sono state identificate anche persone che avevano indicato residenze “fittizie” (numerosi cittadini stranieri avevano indicato la stessa abitazione senza averci mai soggiornato) oppure indirizzi corrispondenti ad esercizi commerciali, cavalcavia e aree di campagna. L’importo complessivo riscosso indebitamente è di circa 3 milioni di euro. I denunciati sono stati segnalati all’Inps per l’immediata revoca del beneficio, con efficacia retroattiva, e l’avvio delle necessarie procedure di restituzione di quanto illecitamente percepito.

I precedenti

Appena dieci giorni fa i Carabinieri della stazione di Calatabiano, in provincia di Catania, hanno denunciato per false attestazioni 49 persone per indebita percezione del Reddito di cittadinanza. Militari dell’Arma, con il supporto della sede Inps di Giarre, hanno esaminato oltre 400 posizioni. Il danno all’erario è stimato dagli investigatori in circa 350.000 euro. Nella maggioranza dei casi è emersa la falsa residenza a Calatabiano.

I casi singolari

Per dieci domande arrivate dall’estero la falsa permanenza da almeno un decennio in Italia. Un beneficiario ha ‘dimenticato’ di segnalare di essere sottoposto a provvedimento cautelare, pur trovandosi agli arresti domiciliari per reati in materia di droga. In un altro caso non è stata segnalata la detenzione in carcere di un figlio per reati commessi per favorire un clan mafioso.

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