- Sei arresti a Catania per reati di lesioni personali aggravate
- Tra le accuse detenzione abusiva e porto illegale di arma
- Due in carcere e quattro ai domiciliari
La Polizia di Stato, su delega di questa Procura Distrettuale di Catania, ha dato esecuzione all’ordinanza di applicazione di misura cautelare, emessa dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Catania, a carico di sei persone indagate, a vario titolo, dei reati di lesioni personali aggravate, detenzione abusiva e porto illegale di arma comune da sparo, spaccio di sostanze stupefacenti del tipo cocaina e favoreggiamento personale aggravato.
Le indagini della squadra mobile
Il provvedimento è stato emesso sulla base d’indagini coordinate dalla Procura Distrettuale della Repubblica di Catania ed eseguite dalla Squadra Mobile – Sezione Reati contro la Persona, avviate il 7 agosto 2020 a seguito del ferimento di M. S. M., fratello di M. L. C., già tratto in arresto nell’ambito dell’operazione denominata “Tricolore”, ferito da un colpo d’arma da fuoco alla gamba destra e condotto presso il locale ospedale “Garibaldi-Centro”.
Un fatto di sangue
L’attività investigativa ha consentito di scoprire che il fatto di sangue è avvenuto in via La Marmora, ricadente nel rione “San Berillo Nuovo, a opera di F. L., appartenente al sodalizio criminale dei “Cursoti-Milanesi”, e di L. M. A., i quali hanno teso una “trappola” a M. S. M. per questioni legate al debito di una somma di denaro provento del traffico di sostanze stupefacenti.
In due sono stati condotti in carcere
Fra i destinatari del provvedimento restrittivo vi sono inoltre i predetti M. S. M., P. G., T. C. e P. R., nipote di un esponente di spicco del clan dei “Cursoti-Milanesi”, resisi responsabili del reato di favoreggiamento personale aggravato, avendo aiutato gli autori del delitto a eludere le investigazioni riferendo false informazioni alla Polizia Giudiziaria. T. C. è stato tratto in arresto per spaccio di sostanze stupefacenti del tipo cocaina all’interno del medesimo rione “San Berillo Nuovo”. F. L. e L. M. A. sono stati condotti in carcere, mentre tutti gli altri indagati sono stati collocati in regime di arresti domiciliari con apposizione del braccialetto elettronico, a disposizione del Giudice per le indagini preliminari.
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