“Affidare gli spazi pubblici a operatori del commercio e detassare questi ultimi per fare ripartire la piccola e media impresa e far rinascere i centri storici”. Dall’assemblea nazionale di Roma il direttore di Confesercenti Catania, Salvo Politino, chiede maggiore attenzione per il Meridione.

“Dalla fine del 2015 – sostiene Politino – stiamo assistendo a una lieve ripresa economica che, tuttavia, si consolida su ritmi molto lenti. Siamo ancora dinanzi ad una situazione di insicurezza diffusa dovuta al crollo del potere di acquisto delle famiglie, alla conseguente riduzione della spesa media familiare e al drammatico aumento della disoccupazione. Per questo occorrono azioni decise”.

Numerose le proposte formulate a livello nazionale: lotta all’abusivismo commerciale, città più sicure attraverso la mappatura e la messa in rete delle telecamere di sorveglianza e un intervento per agevolare il ripopolamento delle botteghe. I vertici dell’associazione degli esercenti propongono un meccanismo “combinato” per riportare i negozi nella città, ovvero una norma che permetta di introdurre canoni concordati e cedolare secca anche per gli affitti di locali commerciali.

“Si creerebbe in questo modo – spiega il presidente nazionale di Confesercenti Massimo Vivoli – valore per tutti i soggetti interessati: il proprietario dell’immobile godrebbe di un indubbio beneficio fiscale, le attività commerciali corrisponderebbero un canone ridotto. E per l’amministrazione comunale sarebbe un doppio investimento: sociale, con il ripopolamento delle aree oramai desertificate delle città, e fiscale”.

Grande attenzione, nel corso del meeting annuale, anche per uno dei fattori maggiori di insicurezza per le imprese costituito dalla stretta creditizia. “Oggi ci troviamo di fronte ad una vera emergenza per le piccole imprese ed i Confidi – hanno spiegato durante l’assemblea – E’ scandaloso che alle imprese con meno di 20 addetti venga destinato solo il 19% del credito disponibile, quando le stesse imprese generano ben oltre il 50% del PIL del Paese. In quattro anni, dal 2011 al 2015, il taglio sulle disponibilità di credito si è abbattuto sulle imprese e sui Confidi come un maglio, portando ad una perdita di 190 miliardi di euro in prestiti alle imprese. E’ come se fossero stati sottratti 31.000 € ad ognuna delle oltre 6 milioni di imprese che operano in Italia. Occorre ridisegnare i rapporti tra garanzia pubblica e private”.

“Il tema della mortalita’ delle imprese, soprattutto nel Sud d’Italia e nella nostra Regione e citta’ – conclude Salvo Politino – ha assunto connotati patologici. Le chiusure spesso si associano a insolvenze e tutto cio’ ricade sui creditori o su altre imprese. Occorre interrompere questa spirale pericolosissima e introdurre procedure semplificate per l’avvio di nuove attivita’ e per la sopravvivenza di quelle esistenti”.