123 reparti maternità sotto la soglia di sicurezza (stabilita in 500 parti eseguiti in un anno), definita con l’accordo Stato-Regioni del dicembre 2010. In pratica un reparto maternità su 4 mette a rischio la salute di mamma e figlio non essendo preparato a gestire l’emergenza che può presentarsi.
I dati sono di ostetrici e ginecologi ospedalieri che si incontrano a Catania per l’XI Congresso Regionale AOGOI-Associazione ostetrici ginecologi ospedalieri italiani. Per la prima volta tecnici e rappresentanti delle Istituzioni incontrano i Segretari regionali AOGOI per un confronto su un tema che sta mobilitando tutte le regioni
Era il dicembre 2010 quando un accordo Stato-Regioni stabiliva che, per garantire adeguata assistenza a partorienti e nascituri, i reparti maternità nei quali avvengono meno di 500 parti l’anno andavano chiusi. “Non per un capriccio, ma per ragioni di sicurezza; infatti, i reparti piccoli non sempre sono in grado di affrontare emergenze o imprevisti che possono comunque accadere. La soglia di 500 nascite, ribadita anche nel successivo decreto del Ministero della salute dello scorso anno, che regolamenta gli standard sull’assistenza ospedaliera, deriva da chiare evidenze scientifiche che mettono in rapporto il numero dei parti e gli esiti della salute della mamma e del bambino”, spiega Giuseppe Ettore, Vicepresidente AOGOI-Associazione ostetrici ginecologi ospedalieri italiani e Segretario regionale Sicilia, che ha organizzato per oggi una giornata dedicata al tema della riorganizzazione della rete dei punti nascita in Italia, in occasione dell’XI Congresso Regionale AOGOI, in svolgimento a Catania.
“A 6 anni da allora, per AOGOI la questione a sempre una priorità, ancora da completare”, aggiunge Ettore. Secondo il Programma nazionale esiti 2015 dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), nel 2014 gli ospedali in cui operavano punti nascita con meno di 500 parti l’anno erano 123, circa un quarto del totale. Nel 2011 il Ministero della salute ha costituito un organismo – il Comitato Percorso Nascita nazionale (CPNn) – che opera a sostegno delle Regioni per attuare le migliori strategie di riorganizzazione dei punti nascita, assicurando, nel contempo, un efficace coordinamento permanente tra le istituzioni centrali e periferiche, in funzione della qualità e sicurezza del percorso nascita.
“Viene effettuato anche un puntuale monitoraggio delle situazione, che tuttavia non può definirsi del tutto rosea, anche dove potrebbe apparire tale”, dice ancora Ettore. Secondo il rapporto del monitoraggio ministeriale al 31 dicembre 2014, nella stragrande maggioranza delle Regioni sono ancora attivi in media 5-6 punti nascita sotto i 500 parti, con l’eccezione della Campania (19 punti) e della Sicilia (17 punti). “Per questa ragione, per migliorare e sollecitare il lungo e tortuoso percorso della messa in sicurezza dei punti nascita in Sicilia, al fine di abbassare i tassi oramai non più giustificabili di morbilità e mortalità materna e perinatale, esiti inappropriati e i rischi per i professionisti, abbiamo voluto organizzare questa giornata”, chiarisce Ettore.
Infatti, si riuniranno a Catania il Comitato Percorso Nascita nazionale e regionale siciliano, per fare il punto sulla rete di assistenza ostetrica neonatale, con il coinvolgimento, quindi, di Ministero della salute, Istituto superiore di sanità e Assessorato regionale della salute. “L’incontro avrà tuttavia un’ulteriore grande valenza – puntualizza Ettore. Infatti sarà la prima volta in 6 anni che il CPNn incontrerà i Segretari regionali AOGOI per sentire direttamente la voce dei professionisti. Ciò potrà rappresentare un momento di confronto e di aggregazione sui caldi temi della sicurezza dei punti nascita, di estremo interesse e attualità in tutte le regioni”.
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