Lo scontro tra la Sac e Ryanair si sposta ora su Catania e la Sicilia orientale, dopo Comiso, rischia di perdere un vettore strategico come la compagnia aerea irlandese che, invece, scommette su Palermo e Trapani, aumentando i voli.

Perché il colosso aereo decide di disinvestire su un’area territoriale ed allo stesso tempo immette risorse su un’altra, peraltro appartenente alla stessa regione?

Gli incentivi

In ballo, come scriveva il Corriere della Sera in un’inchiesta del giugno del 2020, ci sono gli incentivi in favore della compagnie low cost che prevedono, soprattutto per gli scali secondari, che non hanno un bacino di utenza come Milano e Roma tanto per intenderci,  pacchetti di sconti, agevolazioni e contributi.

I vantaggi per il territorio

Gli aeroporti che li applicano ottengono maggiore traffico e dunque più introiti per il territorio, del resto l’aumento di passeggeri produce un effetto benefico per tutta la filiera turistica.

I visitatori, una volta scesi dall’aereo, hanno poi bisogno di prendere i taxi, recarsi in albergo, mangiare al ristorante per non parlare dello shopping. A sostegno di questa politica, c’è anche una direttiva dell’Unione europea che incoraggia questi “incentivi per avviare nuove rotte in modo da promuovere, tra l’altro, lo sviluppo delle regioni svantaggiate e ultraperiferiche” a condizione che siano concessi “in conformità del diritto comunitario”.

Il dominio di Ryanair

Nel 2019, Ryanair, tra le compagnie low cost, ha fatto la parte del leone, con 260 milioni di euro sotto forma di agevolazioni. Ora, nel caso di Comiso, entrambe le parti, Ryanair e Sac, hanno incolpato l’altra di aver disatteso gli accordi che, però,  sono molto blindati ma soprattutto poco trasparenti al pubblico.

Il caso di Comiso

Di solito, quando si tratta di scali secondari, e Comiso lo è di certo, le compagnie aeree hanno il coltello dalla parte del manico, come testimoniato da un dirigente di un aeroporto del Nord Italia che, al Corriere, ha detto che “se l’aeroporto è debole la compagnia ha la meglio, se oltre alla debolezza c’è un altro scalo a 70-80 chilometri allora il vettore vince su ogni fronte”.

Lo scontro con Sac

A circa 70 km da Comiso, in effetti, c’è l’aeroporto Fontanarossa di Catania, solo che è gestito dalla stessa Sac, per cui lo scontro si è spostato anche nell’aeroporto etneo, strategico per la Sicilia, tra i più importanti in Italia come traffico nazionale.

Ecco cosa sono le agevolazioni

Tra le agevolazioni ambite dalle compagnie ci sono gli sconti sull’handling, cioè i servizi per l’assistenza a terra agli aerei e ai passeggeri, durante la sosta negli aeroporti, e sul parcheggio, gli affitti agevolati ed il pagamento  alla compagnia della differenza delle tasse aeroportuali per volare in uno scalo con costi più elevati.

Inoltre, sono previsti sconti, tra il 10 ed il 20 per cento, se i voli avvengono in fasce orarie meno affollate. In alcuni contratti, sono previsti anche dei premi per il traffico, cioè alla compagnia vanno dei soldi se si sfonda una soglia di passeggeri.

Le richieste di Ryanair

Nelle ore successive all’accordo tra Ryanair e l’aeroporto di Palermo, attraverso la Gesap, con 40 rotte, inclusa 1 nuova rotta per Parma e l’aumento delle frequenze su oltre 15 rotte esistenti tra cui Bari, Bologna, Dublino, Marsiglia, Milano, Napoli, Trieste, Valencia, Venezia, Vienna e molte altre, Eddie Wilson, CEO di Ryanair, ha chiesto, in modo esplicito, di ridurre le tasse.

“La priorità numero uno della Sicilia dovrebbe essere quella di sviluppare ulteriormente il suo prodotto turistico per tutto l’anno riducendo i costi di accesso attraverso l’abolizione della tassa sul turismo (ovvero l’addizionale comunale) , che è dannosa per l’economia insulare. Speriamo in una rapida risposta positiva alla nostra proposta di crescita che garantirebbe 1,5 milioni di passeggeri in entrata in più e 1,5 miliardi di spesa turistica extra all’anno, sostenendo al contempo 1.200 posti di lavoro locali in più”.

Forse a Palermo, Ryanair ha trovato più terreno fertile per i propri investimenti, nella Sicilia orientale, evidentemente no.

 

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