Sino a ieri c’era solo il sospetto, adesso un tassello in più si aggiunge al puzzle: dietro gli sbarchi di immigrati c’è l’ombra di una mafia organizzata che cerca di fare business in qualsiasi modo, anche con la compravendita di armi.

Il  dato emerge dall’inchiesta dei carabinieri del comando provinciale coordinate dal pm distrettuale Rocco Liguori che puntano l’indice contro Carmelo Piacente, 51 anni, uomo di punta del clan dei Ceusi e soprattutto sui suoi rapporti con il mondo arabo egiziano e dunque ambigui personaggi in cerca di affari.

TRAFFICO DI ARMI DA CATANIA 

Analizzando i dati che hanno interessato smartphone e pc suoi e della sua convivente Simona Puccia, finita in manette, in particolare sms, sono stati scoperti contatti con egiziani inseriti in gruppi specializzati nel favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Gruppi in cerca di armi da destinare a organizzazioni paramilitari o terroristiche in Nord Africa.

Le indagini dei carabinieri sono state avviate in seguito ad un sequestro di armi effettuato nel giugno 2015 in una ditta di spedizioni di Catania: nei depositi viene trovato un pacco contenente due mitragliette, una pistola e munizioni.

La spedizione effettuata da Carmelo Piacente, che in un primo momento si rendeva irreperibile, poi veniva arrestato il 12 settembre del 2015 ad Aci Castello e adesso raggiunto in carcere da una nuova misura cautelare. Emergeva così un traffico di armi acquistate nella Repubblica Slovacca che successivamente venivano spedite a Malta per poi essere verosimilmente mandate in Nord Africa.

Con la cooperazione di Europol, il 23 giugno 2015 la polizia francese, durante un controllo all’aeroporto di Marignane, rinveniva tre pistole ed una mitragliatrice in un pacco spedito proprio da Piacente da Catania a Malta, via Francia.

Nell’inchiesta sono entrati gli acquisti online di Piacente e della sua convivente, Simona Puccia che compravano dalla Afg-security corporation, con sede in Slovacchia, oltre 160 pezzi tra armi da guerra non commerciabili in Italia, per una cifra che si aggira attorno ai 45 mila.

I due approfittando di una legislazione meno restrittiva in materia di disposizioni sulle armi in vigore in quel paese, procedevano ad acquistare dal sito internet della società slovacca armi che erano state rese “inerti” soltanto attraverso la semplice interposizione nella canna di un fermo in metallo che, successivamente, veniva rimosso rendendole perfettamente efficienti.