Operazione antidoping dei Carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria che coinvolge anche le province di Catania e Firenze: fatta luce su una morte sospetta e smantellato un ingente traffico di anabolizzanti in palestre e nelle competizioni sportive; nove le misure cautelari personali, tra cui una a carico di un forestale, e 20 indagati; migliaia i medicinali proibiti sequestrati.

Il blitz è scattato con il supporto dei reparti territorialmente competenti e l’ausilio del Nas e dei Cacciatori di Calabria. I Carabinieri hanno dato esecuzione a un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale – emessa dal Tribunale di Palmi su richiesta della locale Procura della Repubblica – nei confronti di persone ritenute responsabili di commercio di sostanze anabolizzanti, commercio di farmaci stupefacenti, somministrazione di farmaci dopanti per alterare le prestazioni agonistiche, ricettazione, esercizio abusivo di professione e somministrazione di farmaci pericolosi per la salute pubblica.

Nel corso delle operazioni, durante le quali sono state eseguite anche diverse perquisizioni in Toscana, Calabria e Sicilia, è stata inoltre data esecuzione, unitamente a militari della Guardia di finanza, alla misura cautelare reale del sequestro preventivo di beni mobili e immobili per un valore di oltre 100.000 euro, riconducibili a due degli indagati, in quanto ritenuti frutto del commercio illecito, grazie agli accertamenti patrimoniali svolti dalla Sezione di Polizia Giudiziaria della Guardia di Finanza di Palmi.

L’operazione, chiamata ‘Ercole’, giunge al termine di una articolata indagine, supportata da monitoraggi tecnici, analisi documentali e indagini tradizionali, condotta dalla Compagnia Carabinieri di Taurianova con un supporto specialistico del Nas di Reggio Calabria, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Palmi diretta dal procuratore capo Ottavio Sferlazza e avviata nell’ottobre 2017 a seguito di una sospetta morte di un 40enne taurianovese. L’uomo, in salute e sportivo, una mattina venne trovato privo di vita in casa dai familiari in circostanze anomale e improvvise, ma inizialmente fu ipotizzato un ordinario arresto cardio-respiratorio. Tuttavia, l’assenza di patologie pregresse o altri elementi sintomatici e le successive informazioni raccolte dai carabinieri di Taurianova, hanno fatto emergere il sospetto che il decesso fosse, in realtà, connesso all’attività sportiva praticata dall’uomo nell’ambito del fitness e del body building.

Al termine è emerso come il 40enne, nella sua attività sportiva, facesse sistematico uso di farmaci e sostanze anabolizzanti, che gli avevano anche causato forti scompensi di salute, e che l’uomo assumeva dietro prescrizione di un personal trainer. Quest’ultimo, con le stesse modalità di altri indagati, dietro lauti pagamenti e senza alcuna competenza medico-sportiva, elaborava, per abituali frequentatori di palestre, programmi che prevedevano, in modo combinato, una parte atletica di esercizi da fare in palestra, una parte alimentare concernente una speciale dieta da seguire, ed infine una parte riguardante l’assunzione di farmaci e sostanze ad azione dopante, al fine di facilitare i risultati o competere in modo più efficace nelle gare.

Gli inquirenti, però, non si sono limitate a ricercare le cause della morte dell’uomo ma sono state progressivamente estese ad altri soggetti, mettendo in luce un esteso e allarmante commercio illecito di sostanze dopanti e anabolizzanti, orbitante intorno a diverse palestre della provincia di Reggio Calabria e delle competizioni sportive locali e nazionali. Mercato illecito che vede quali protagonisti, in veste di procacciatori e venditori, dei soggetti che, quasi sempre, si improvvisano medici, dietisti, farmacisti, personal trainer, rivolgendosi sia ad atleti amatoriali desiderosi di mutare il proprio aspetto fisico in poco tempo, oppure, in diversi casi, ad atleti professionisti che partecipano a gare regionali,nazionali o internazionali. Le indagini hanno fatto emergere un enorme giro di affari di centinaia di migliaia di euro, alimentato dalla sconcertante facilità con la quale, un certo numero di frequentatori delle palestre “affida” la propria salute a delle figure, spesso carismatiche e che si atteggiano a dei veri e propri ‘guru’, e che riescono, in tal modo, a guadagnare illecitamente ingenti somme di denaro a discapito della salute altrui. Nel corso dell’indagine sono state sequestrate oltre 8.000 fiale e compresse di farmaci anabolizzanti e stupefacenti, vendute, ognuna, ad un prezzo molto variabile dai 10 ai 400 euro, a seconda del prodotto e della provenienza. I prodotti commerciati erano i più disparati, “GH”, “nandrolone”, “trembolone”, “Stanazolo”, “testosterone”, con le loro varie declinazioni sintetiche, ormoni e farmaci androgeni e steroidei, vietati in Italia oppure destinati alla cura di gravi patologie e sindrome umane o addirittura a scopo veterinario.

I canali di approvvigionamento erano per lo più riconducibili all’estero, soprattutto da paesi est-europei e orientali, con metodi di pagamento basati sui circuiti internazionali, ma anche “bitcoin”, contanti e ricariche post-pay. Sono state individuate però,anche talune locali farmacie che, “sottobanco”, riuscivano a cedere a conoscenti e amici farmaci soggetti a prescrizione medica e solo per gravi patologie, anche tumorali, o ancora destinati ad uso veterinario, con quindi grave pericolo per la salute in caso di abuso.

L’indagine ha coinvolto vari protagonisti, dagli imprenditori del fitness, che approfittavano della professione e quindi dei contatti con gli atleti per aumentare i guadagni, ai personal trainer, o presunti tali, che improvvisandosi farmacisti, medici, nutrizionisti, anche al fine di consolidare il loro prestigio nelle competizioni agonistiche, consigliavano il consumo di anabolizzanti ai loro atleti, dei quali a volte erano anche procuratori, ma anche commercianti di prodotti per le palestre, che tra le vendite legali aggiungevano il commercio di farmaci e sostanze vietate.

Nella rete degli investigatori è finito anche un appuntato dei carabinieri del ruolo forestale, accusato di essere il preparatore atletico del deceduto, al quale aveva prescritto, ma anche fornito, i farmaci anabolizzanti,che, secondo quanto ricostruito dalla Procura della Repubblica di Palmi, sono stati la principale causa della sua morte. Lo stesso, noto sportivo e preparatore atletico nella Provincia di Reggio Calabria, aveva una ampia platea di atleti, che si rivolgevano a lui via internet o per passaparola, che allenava anche mediante somministrazione e un commercio sistematico di farmaci anabolizzanti e stupefacenti, con regolari consegne a mano o anche via posta.

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