Attenti a fare festa e tirare fuori dalla cantina la riserva di champagne perché dietro l’ubriacatura da numeri sulle presenze turistiche di questi giorni potremmo avere brutte sorprese.

Che le strutture turistiche siano affollate è un dato di fatto, ma quanto sia tangibile questo ritorno per il comparto è difficile da determinare. Così per primo il presidente di Federalberghi, Nico Torrisi, invita alla cautela.

“C’è un incremento di numeri, ma non abbiamo idea di quanto sia  – dice –  Noi di Federalberghi immaginiamo che ci sia senz’altro una crescita del fatturato pari al 5 per cento, ma non riesco a dare un numero, e credo che nessuno che voglia essere serio lo possa fare”

Perché?

“Beh, esiste una quantità di abusivismo di proporzioni vastissime. Solo alcune settimane fa la Guardia di finanza ha comunicato di avere chiuso alcune decine di strutture extralberghiere, un paio totalmente abusive. Capisco che oggi esiste un tipo di recezione diversa rispetto ad un tempo, ma come Federalberghi da anni abbiamo sollecitato la repressione di questo fenomeno che massacra chi fa il proprio lavoro correttamente, pagando le tasse, e per di più in Sicilia non abbiamo idea di quanti possano essere i turisti realmente presenti”.

Cioè?

“Noi stimiamo che nell’Isola esistano dalle 3 alle 5 mila strutture extralberghiere, ma apprezzeremmo che si giocasse tutti con le stesse regole. In buona sostanza lamentiamo una vacatio normativa perché quello che altrove viene chiamato sharing economy da noi è solo abusivismo. Le faccio un esempio, per andare a fare un controllo in casa di qualcuno occorre una ragione ed un mandato, ma qui non esiste la ragione perché come vede manca la legge. Figuriamoci, poi sapere quanta gente è passata da quella casa affittata su internet…”

Ma è comunque un nuovo modo di fare turismo

“Non lo metto in dubbio e ribadisco che non abbiamo nulla contro i b&b, ma allo stesso modo chiediamo anche in Italia una legge che regolamenti tutto ciò. Sulle stime delle presenze, poi, mi duole ricordale che l’assessorato regionale al Turismo ha una lacuna enorme circa il fatto che non solo non riesce a fornire i numeri, ma nemmeno che di presenze sono stati ospiti della Sicilia. Spesso ci ritroviamo a commentare dati diffusi sui giornali che nella migliore delle ipotesi sono vecchi di un anno”.

Alla fine siamo sempre noi giornalisti…

“Ma no. Assolutamente. Le faccio l’esempio dei russi in Sicilia di cui spesso leggo sui giornali. Beh, qui mancano da tre anni ed facile capire perché: c’è stato un embargo e il rublo si è svalutato del 60 per cento. Ma intanto ci ritroviamo a commentare migrazioni di russi in vacanza. Né siamo contenti di questo boom legato ad una triste bolla speculativa per quanto sta accadendo in alcuni Paesi massacrati dalla guerra e dal fenomeno terrorismo”.

Lei, quindi, non è fra quelli che come Alberto Sordi pensano che finché c’è guerra c’è speranza…

“Per me è agghiacciante e chi dice una cosa del genere si qualifica da solo da un punto di vista umano. Odio speculare su una roba del genere, ma poi qualunque evento di natura straordinaria è difficile che possa portare ad un reale miglioramento delle cose. E’ una bolla che si esaurirà e mi spiace che in questo clima di euforia faccia passare in secondo piano i veri problemi del turismo in Sicilia”.

Che sono?

“Uno in particolare: una rete infrastrutturale deprimente. Al netto dei quattro aeroporti in Sicilia e dei due nelle isole minori la rete infrastrutturale è pietosa. I collegamenti interni sono quelli che sono, le autostrade nelle condizioni che vediamo e si pensa addirittura di voler fare pagare il pedaggio. Per noi è farneticante!”  

Ma scusi, lei era l’assessore regionale alle Infrastrutture neanche tanto tempo fa, un po’ fa specie questo ragionamento….

“A me non fa specie per niente! Vede, quando mi proposero di fare l’assessore regionale tutti mi vedevano alla guida del turismo, ma io avevo chiesto le infrastrutture proprio perché ero e resto convinto che il nostro vulnus fosse proprio quello infrastrutturale. In sei mesi mi è stata data solo la possibilità di impostare un lavoro che poi è stato puntualmente smantellato. Quello che avevo fatto era un accordo che prevedeva un piano sia per le ferrovie, dove sarebbero stati fatti degli investimenti di qualche miliardo, sia per ciò che riguarda l’asfalto. Poi cosa è successo dopo non deve chiederlo a me. Evidentemente il presidente Crocetta ha ritenuto opportuno non dare seguito al mio lavoro che allora, invece, apprezzava. Non solo non mi fa specie, ma mi convince che in Sicilia le cose si possono fare basta che poi si dia seguito”.

Entrambi siamo grandi a sufficienza per ricordarci che anche da bambini sentivamo che qui tutti potrebbero vivere di turismo. Quanto c’è di vero?

“Beh io ricordo la parola più abusata: destagionalizzazione. Quando eravamo bambini noi, Taormina, per fare un esempio, era meravigliosamente piena d’inverno e del tutto vuota d’estate. Oggi è l’esatto contrario, ma non ci sono stati né monsoni né altri sconvolgimenti climatici, alla base di tutto c’è la programmazione ed in Sicilia siccome di turismo si è vivacchiato sostanzialmente non se ne occupato nessuno salvo il privato. E quando il pubblico lo ha fatto è stato un disastro. Prova ne sia che gran parte delle strutture che si sono fatte con i fondi europei, specie quando erano a fondo perduto e con una serie di vincoli, hanno determinato non la creazione di nuovi posti di lavoro ma purtroppo delle cattedrali nel deserto…”

C’è una lamentela frequente che registra fra i suoi clienti di ritorno da una escursione?

“Per fortuna non solo molti, ma forse è il caso dei nostri ospiti. Alcuni, però, segnalano disservizi come la mancata puntualità nell’apertura dei siti museali o degli autobus. Oppure le tariffe dei taxi che misteriosamente lievitano quando c’è uno straniero a bordo. Noi tutti, il primo io, dovremmo fare un corso di educazione civica nell’accoglienza del turista e chissà fra due generazioni si riesca a riprendere quella cultura che certamente esiste nel Trentino dove chi arriva viene accolto e fatto sentire come un ospite e non come accade dalle nostre parti, dove con grande simpatia, perché lo siamo, diamo quasi la sensazione di depredarlo”.

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