La Procura Distrettuale della Repubblica di Catania, nell’ambito di indagini a carico di B.R., di anni 36, indagato per i reati di maltrattamenti contro familiari e lesioni personali aggravate, commessi in danno della moglie, di anni 31, ha richiesto ed ottenuto la misura cautelare in carcere eseguita dai Carabinieri della Stazione di Catania Piazza Verga.

Le indagini, coordinate dal pool di magistrati qualificati sui reati che riguardano la violenza di genere, hanno messo in evidenza le azioni vessatorie poste in essere dall’uomo dal giugno 2018 fino ad oggi che di fatto hanno relegato la donna in una condizione di asservimento psicofisico.

L’uomo, in preda ai fumi dell’alcool, pronunciando frasi quali “te la farò pagare e nostro figlio lo terrò con me”, proprio alla presenza del figlioletto di appena due anni, mantenendo un atteggiamento minaccioso e prevaricante nei confronti della moglie, la picchiava abitualmente con schiaffi, pugni e calci, fino a colpirla con un bastone alle spalle ed al braccio tanto da causarle delle lesioni guaribili in 7 giorni, costringendo la poveretta a scappare di casa per trovare rifugio da un’amica.

L’uomo, mostrandosi pentito e pronto a cambiare il suo atteggiamento, all’inizio di quest’anno l’aveva convinta a fare rientro nell’abitazione coniugale dove però, solo dopo alcuni giorni, rientrando in casa in stato di ebrezza, trovando come pretesto che la stessa non avesse dato da mangiare al figlio, la apostrofava con epiteti irripetibili, colpendola al volto con due schiaffi e strappandole il bambino dalle braccia per portarlo a dormire in un’altra stanza.

Fino all’ultimo drammatico episodio quando, sempre ubriaco, appena entrato in casa colpiva ripetutamente la poveretta alla testa con un’asta di legno e successivamente, munitosi di coltello, la colpiva con il manico dello stesso e, al tentativo di difendersi della vittima, prima le sferrava un pugno al volto per poi stringerle al collo una sciarpa, costringendola a scappare nuovamente da casa insieme al bambino.

Pur se di fronte ad una donna totalmente soggiogata e, soprattutto, terrorizzata che, in diversi frangenti, per paura di ritorsioni e per salvaguardare l’incolumità del piccolo, ha anche ritrattato quanto dichiarato in sede di denunzia, la perfetta osmosi investigativa tra carabinieri e magistrati ha consentito agli stessi di fissare a carico dell’indagato degli elementi probatori inconfutabili tanto da porre il giudice nelle condizioni di emettere la misura restrittiva.

L’uomo è stato rinchiuso nel carcere di Catania Piazza Lanza.

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