Ad un anno dal terremoto di Santo Stefano che ha colpito i paese etnei le comunità di Pennisi e di Santa Maria la Stella hanno commemorato questo triste anniversario con una fiaccolata lungo le strade “ferite”.
Dalla Piazza di Fiandaca alle ore 17 la gente si è mossa verso Pennisi, dove si trova la chiesa con il campanile crollato, divenuto simbolo del recente sisma.
Oltre al presidente del CSVE, il Centro di Servizio per il Volontariato etneo, Salvo Raffa, a guidare il cammino il coordinatore del Comitato per Pennisi Salvatore Zappalà, il vicario generale mons. Giovanni Mammino ed il parroco don Sam, che giunto all’interno della Tendostruttura, allestita dal CSVE per il periodo natalizio, ha espresso i suoi ringraziamenti ed ha esortato la popolazione a “Camminare insieme per poter ritornare ognuno nelle proprie case“.
Mons. Giovanni Mammino, che ha presieduto la Santa Messa, molto partecipata, ha dato parole di speranza: “Ci si ritrova insieme in questo giorno per fare memoria del 1° martire Stefano, testimone di fede e di amore che pieno di Spirito Santo è riuscito ad affrontare le prove della vita. Stefano verrà lapidato, sarà ucciso con delle pietre e sarà questa la difficoltà che lui dovrà fronteggiare”.
Commenta ancora il vicario durante l’omelia: “Nel tratto appena percorso cumuli di pietre invadono ancora le strade ed il cammino; case squarciate, volti addolorati ed impauriti, di chi è stato messo a dura prova. E’ forte il desiderio di ricominciare e di riprendere il cammino colmi di Spirito Santo e non pieni di macerie.”
Il pensiero di mons. G.Mammino va anche a quella gente che ha perso le abitazioni in tutto il comprensorio: “Siamo tutti in cammino, non perdiamo la fede: questo sarebbe il vero terremoto”.
Nella frazione sant’antonese di Santa Maria la Stella il terremoto è stato ricordato con una fiaccolata che ha percorso le vie cittadine. Presenti il sindaco Santo Caruso, il coordinatore del comitato per Aci Sant’Antonio Monica Ferraro ed il parroco don Emanuele Nicotra che ha ringraziato il Signore per la protezione ricevuta poiché in quella notte, alle ore 3.19, sarebbe potuto accadere un vero e proprio disastro con innumerevoli morti: “Dio ha voluto guardare le nostre vite, questo ci fa capire che non siamo soli” .
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