Un messaggio spirituale di pace, un intenso afflato mistico, come solo lui sa fare. Esaltante performance, tanto più alta quanto più spoglia ed essenziale, quella di Franco Battiato, protagonista del concerto che ha chiuso con prevedibile sold out al Teatro Greco romano di Catania la ricca stagione estiva del Teatro Massimo Bellini.

La prima parte era dedicata alla rara Messa Arcaica, composta da Battiato nel 1994 al culmine di una delle fasi di ricerca che caratterizzano da sempre l’essenza del compositore e cantautore etneo. L’esecuzione è stata assai validamente sostenuta dall’Orchestra e dal Coro dell’ente, diretti rispettivamente da Guido Corti e da Gaetano Costa, con Carlo Guaitoli al pianoforte e Angelo Privitera alle tastiere. Arcaica perché, nonostante la tradizionale partizione (Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus Benedictus e Agnus Dei), la Messa sembra più vicina alla modalità che la tonalità, ricreando le suggestioni del canto monacale e ieratico sui versi in latino, laddove gli a solo di Battiato si alternavano agli interventi corali e a quelli pure solistici del bravo mezzosoprano Carly Paoli.

Composizione per soli, coro e orchestra, “Messa Arcaica” è stata pubblicata originariamente su album nel 1994 dopo essere stata rappresentata l’anno precedente in due occasioni, un’anteprima nella Chiesa di S. Bernardino a L’Aquila e una prima ufficiale ad Assisi nella Basilica di San Francesco, in occasione della giornata mondiale della pace. Nonostante negli anni siano seguite altre rappresentazioni, “Messa Arcaica” rimane un momento molto particolare della produzione dell’artista catanese. Divisa nelle partizioni canoniche (Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus e Agnus Dei), è probabilmente l’opera più tradizionale composta da Battiato, specialmente nelle parti corali e sinfoniche. Un lavoro che segnava l’approdo definitivo a una forma classica, riuscendo allo stesso tempo a conferire nella spazialità e nella cadenza il respiro di un portamento musicale aperto, rodato fin dai tempi dei dischi di ricerca degli anni ’70.

Inizia la seconda parte ma Battiato si fa attendere e lascia momentaneamente il palco al cantautore e amico Juri Camisasca, che continuando sul filone mistico ha eseguito un meraviglioso canto liturgico del X secolo (Attende Domine), in cui s’invoca il perdono divino, e la canzone Il Carmelo di Echt, omaggio a Edith Stein, allieva e assistente di Edmund Husserl, poi martire dei nazisti.

Quando Battiato rientra in scena, con Carlo Guaitoli nella doppia veste di direttore e pianista, e sempre Angelo Privitera alle tastiere, il pubblico attende già di cantare con il proprio beniamini le canzoni che hanno fatto scuola e segnato un’epoca. La “Messa Arcaica” era arrivava a coronamento di un periodo in cui la ricerca spirituale di Battiato aveva già generato una serie di canzoni capolavoro, di grandissima intensità.

Per questo concerto Battiato ha scelto le più importanti, da “E ti vengo a cercare” e “L’oceano di silenzio” a “Le sacre sinfonie del Tempo” e “L’ombra della Luce”, passando per “Sui giardini della preesistenza” e “Lode all’Inviolato”. L’occasione per entrare a contatto delle zone più alte della ricerca musicale di Battiato, frutto di anni di ricerca ed elevazione spirituale, come dimostrano anche le canzoni filosoficamente più pregnanti e meditate, dalla stratosferica esecuzione di “Stati di gioia” al richiestissimo bis con “La cura”.