La polizia ha arrestato un ennese per tentata violenza sessuale. Il giovane per attirare la donna in un luogo appartato ha manomesso il contatore dell’energia elettrica. Non appena la vittima è entrata nello stanzino, l’uomo l’ha aggredita. Soltanto le urla disperate della donna hanno messo in fuga l’autore del reato. Fondamentale la collaborazione di alcuni giovani che hanno permesso alla squadra mobile di Enna di individuare in brevissimo tempo l’autore della violenza.
Di altri due episodi si era appreso ieri. In tre avrebbero costretto un giovane con problemi psichici a un rapporto sessuale nei bagni di un centro commerciale di Palermo.
Due degli imputati oggi sono stati condannati in abbreviato a 5 anni di carcere per violenza sessuale aggravata. Il terzo ha scelto il rito ordinario ed è ancora sotto processo.
Il gup ha condannato i due imputati a risarcire il danno alla vittima fissando una provvisionale immediatamente esecutiva di 25mila euro. I fatti risalgono alla primavera del 2017.
Il ragazzo era al centro commerciale Forum con la sorella. Andato in bagno sarebbe stato sottoposto ad abusi da parte dei tre imputati: un 25enne, un 67enne e un 51 enne. E’ stata la stessa vittima a denunciare i fatti.
I tre si sono sempre detti innocenti sostenendo che proprio a causa del deficit psichico il giovane non fosse attendibile.
Sono stati, invece, condannati a sei anni Andrea D’Alcamo, di 32 anni, e Pasquale Testa, di 29 dalla seconda sezione del Tribunale di Palermo, accusati di violenza sessuale nei confronti di una ragazza. I giudici, come si legge sul Giornale di Sicilia di oggi, hanno accolto la richiesta formulata dalla Procura nei confronti dei due imputati.
La vicenda risale al 24 agosto 2013. La violenza si sarebbe consumata in una villa di Mongerbino nelle disponibilità di d’Alcamo mei confronti di una giovane che i due imputati avevano appena conosciuto dopo una serata trascorsa tra amici. La ragazza era ubriaca e i due avrebbero approfittato del momento di fragilità della giovane per abusarne sessualmente. I pubblici ministeri avevano chiesto la pena di 8 anni di reclusione.
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