Tragedia della disperazione a Scandicci, nell’hinterland di Firenze, dove Rosario Giangrasso, un muratore cinquantatreenne originario di Regalbuto, in provincia di Enna, ha strangolato la moglie Dao, 43 anni, originaria della Thailandia, e poi ha tentato il suicidio tagliandosi le vene con un coltello da cucina.
L’uxoricida, come scrive il Giornale di Sicilia, che avrebbe agito in preda alla rabbia per le gravi condizioni economiche in cui versa la sua famiglia – una situazione che avrebbe anche incrinato il suo rapporto con la moglie – sarebbe già fuori pericolo. Giangrasso è andato via dalla Sicilia da parecchio tempo e avrebbe quasi perso i contatti con il territorio ennese.
A chiamare i soccorsi è stata la maggiore delle due figlie, quattordicenne, che rientrando a casa ieri mattina ha trovato il padre a terra sanguinante e solo dopo ha notato anche il corpo senza vita della mamma, che si trovava sul letto, strangolata con alcune fascette da elettricista. Immediati i soccorsi, l’intervento dei carabinieri e del 118, ma per la donna non c’era più niente da fare. Poi è stato trovato un biglietto, che sarebbe stato scritto dall’assassino.
Secondo quanto si è appreso, nel documento scritto da Giangrasso, l’uomo rimprovererebbe chi non lo ha aiutato a superare le sue difficoltà economiche, mentre ringrazia altri, tra cui un sacerdote, per il sostegno ricevuto. Stando sempre a quanto emerso ieri, da qualche tempo la coppia aveva avuto delle incomprensioni. La famiglia, seguita dai servizi sociali, versava da tempo in difficoltà economiche. Attualmente viveva in un appartamento dove pagava un affitto ma considerato «di favore».
«Lui faceva lavoretti saltuari, faceva il giardiniere al nero», racconta un vicino di casa, «lei – aggiunge – se le cavava facendo la donna delle pulizie». In passato Giangrasso si era reso protagonista di vari gesti eclatanti per attirare l’attenzione sulla sua situazione. L’ultimo in ordine di tempo il 2 luglio scorso, quando si era arrampicato su un’impalcatura del Duomo di Firenze, per poi convincersi a scendere dopo aver parlato col sindaco di Scandicci. Nel 2013 salì su un traliccio, sempre a Scandicci, perché temeva di perdere la camera che il Comune gli aveva messo a disposizione. Poco dopo aveva affisso un cartello in ospedale dichiarandosi disposto a vendere un rene, pur di non perdere le figlie. L’anno prima, disperato per aver perso il lavoro, era salito su una gru.
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