Contributi pubblici ottenuti scavalcando le interdittive antimafia attraverso intestazioni fittizie di beni e un complesso sistema di false fatture con la complicità di un avvocato direttore di una azienda speciale. Tutto realizzato mettendo in piedi una vera e propria organizzazione il cui  scopo era proprio quello di raggirare il sistema.

Tredici arresti, c’è anche un avvocato

Sono tredici gli arresti che sono stati eseguiti dai militari della Guardia di finanza della tenenza di Nicosia, del Comando provinciale di Enna e di altri comandi siciliani su delega della Direzione distrettuale antimafia della Procura di Caltanissetta. Le ordinanze cautelari sono state emesse dal gip di Caltanissetta.

Sette in carcere, sei ai domiciliari

Per sette persone è scattata l’ordinanza di custodia cautelare in carcere: fra di loro un avvocato di Catania, l’ex direttore dell’Azienda speciale Silvo Pastorale di Troina. Per gli altri sei sono stati disposti invece gli arresti domiciliari

L’interdittiva antimafia scavalcata

Secondo l’accusa il gruppo avrebbe messo in piedi un sistema destinato a scavalcare una interdittiva antimafia; un sistema che avrebbe permesso loro di accedere ai contributi per l’agricoltura con la complicità del presidente pro tempore dell’Azienda Speciale Silvo Pastorale di Troina.

Le indagini

Le indagini sono iniziate nel 2020 partendo dalle frodi alla Politica agricola comune (Pac), la misura europea a sostegno del settore. I controlli hanno riguardato circa 1.200 ettari di terreni nella zona di Nicosia, in un’area a cavallo tra le province di Enna e Catania. E dalle indagini sono emerse le frodi con cui erano state monopolizzate le procedure di assegnazione dei fondi per un valore complessivo di oltre 3 milioni di euro. In seguito, scavando più a fondo, si è smascherato il sistema che, non solo frodava, ma aveva scavalcato anche l’antimafia.

La ricostruzione

I baschi verdi hanno, così, ricostruito il meccanismo messo in atto. In prima analisi le slocietà venivano intestate fittiziamente e oggetti apparentemente “puliti”; in seguito, una volta ottenuti i contributi, i soldi venivano spostati attraverso l’emissione di false fatture, in modo da far arrivare il denaro sempre ai soggetti già destinatari dell’interdittiva antimafia. Grazie alla  complicità dell’ex direttore dell’Azienda Silvo-Pastorale, almeno in base all’accusa, i destinatari dei provvedimenti avrebbero messo, così, le mani sui pascoli demaniali.

I reati contestati

I reati contestati a vario titolo ai 13 indagati vanno dalla interposizione fittizia di beni, alla truffa e falso passando attraverso il, reimpiego di capitali illeciti e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Tutti questi delitti, si legge, però, in una nota della Direzione distrettuale Antimafia di Caltanissetta, sono di competenza della Procura ordinaria e sono stati commessi nei territori di Centuripe, Regalbuto, Troina, Adrano, Catania e Randazzo.

Sequestrati beni per 3 milioni di euro

Nell’operazione sono state sequestrate anche somme di denaro, due società e altrettanti complessi aziendali per un valore di tre milioni di euro. Ad altre due società è stata applicata la misura dell’interdizione dall’esercizio dell’attività.

 

Articoli correlati