Scatta un sequestro dei beni per un ergastolano appartenente alla famiglia mafiosa “barcellonese”, che operava a Barcellona Pozzo di Gotto nel Messinese. Aveva estensioni egemoniche anche sulla fascia tirrenica della provincia di Messina. L’uomo è in carcere sin dal 2011 in seguito all’arresto scaturito nell’ambito dell’operazione “Gotha” condotta all’epoca dai carabinieri del Ros sotto il coordinamento della Dda, la direzione distrettuale antimafia di Messina.

Enorme patrimonio ingiustificato

Ad eseguire il provvedimento i carabinieri del Ros, con il supporto in fase esecutiva del comando provinciale di Messina. Hanno dato attuazione ad un provvedimento di sequestro beni emesso dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Messina su richiesta della locale Procura Distrettuale Antimafia. Operazione che scaturisce dagli accertamenti di carattere patrimoniale svolti dai carabinieri del Ros per l’appunto. Lavoro che ha consentito di documentare come il soggetto, arrestato il 16 giugno 2011, avesse accumulato un enorme patrimonio. Beni risultati sproporzionati rispetto ai redditi dichiarati da lui e dai suoi familiari.

Condannato al carcere a vita

In particolare parliamo di un personaggio che a conclusione del processo scaturito dall’operazione “Gotha” è stato condannato all’ergastolo. Operazione che a quel tempo era servita per disarticolare il sodalizio mafioso dei Barcellonesi. Sulla sua coscienza accuse come associazione mafiosa, omicidi ed estorsioni con sentenza definitiva dalla corte di assise di Messina. Proprio ad questo processo si è accertato che l’uomo era integrato in una sistematica ed organica partecipazione al sodalizio dei barcellonesi. In particolare nella sotto cellula territoriale dei “mazzaroti”.

Quali beni e il loro valore

Il sequestro è finalizzato all’eventuale futura confisca dei beni tutti intestati ai familiari del condannato. Riguarda un villino su più piani di oltre 200 metri quadrati e numerose particelle censite al catasto terreni nel territorio di Francavilla di Sicilia, sempre nel Messinese. Il loro valore complessivo è stimato in oltre 270 mila euro. Il provvedimento si inserisce in un’ampia manovra di contrasto alla criminalità di tipo mafioso che l’Arma dei carabinieri sta conducendo nel distretto di Messina sotto la direzione della locale Procura della Repubblica.

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