La condanna di oggi riguarda l’inchiesta avviata dalla Procura di Messina sugli enti di formazione professionale del Messinese: già il 17 luglio 2013 era scattata la prima tranche, con l’operazione ‘Corsi d’oro’. Ad occuparsi dell’indagine un pool di magistrati coordinati dal procuratori aggiunto Sebastiano Ardita e composto dai sostituti procuratori Camillo Falvo, Liliana Todaro, Fabrizio Monaco, Antonio Carchietti, che coordinano la Squadra mobile e le sezioni di Polizia giudiziaria di Polizia di Stato e Guardia di finanza. I magistrati ipotizzano l’esistenza di un sistema di drenaggio di ingentissimi risorse regionali orchestrato dal potente deputato.

I reati contestati dalla Procura sono associazione allo scopo di commettere una serie di reati di peculato, truffa aggravata, riciclaggio, falso in bilancio, attraverso l’attività degli enti di formazione e delle società che erogavano servizi agli enti essendo da loro gestite e controllate. Le attività illecite, secondo i Pm, sarebbero state compiute sempre in conflitto di interesse rispetto alla destinazione del denaro pubblico gestito dagli indagati, orientandole sia al profitto personale sia a finalità di propaganda politico-elettorale, ed attingendo ai fondi erogati dalla Regione siciliana per la formazione professionale, grazie anche al sostegno politico ed alle pressioni esercitate dagli esponenti di riferimento per garantirne l’accreditamento degli enti, il finanziamento dei progetti, l’erogazione delle anticipazioni e dei saldi. Al vaglio degli investigatori anche il noleggio di attrezzature ed i canoni di affitto. E’ di qualche giorno fa la decisione della Commissione tributaria siciliana in base alla quale dovrà restituire 16 milioni che si ritiene siano stati sottratti al fisco e depositati in Svizzera.

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