“De Luca e Satta non potevano essere arrestati. Ora a maggior ragione depositeremo non solo la terza denuncia contro il verminaio che nel tribunale di Messina ha fatto il bello e il cattivo tempo, condizionando il lavoro degli organi inquirenti e magistrati onesti, ma pretenderemo che il Csm e il ministero di Giustizia dispongano delle ispezioni per far cessare la mafia giudiziaria praticata da alcuni personaggi dello stato”.

Lo dice su Facebook il neodeputato Cateno De Luca, commentando la decisione del tribunale del Riesame di Messina che ha annullato la misura interdittiva a suo carico. “Non mi attendo le scuse di nessuno – prosegue – perché nella vita prima di ogni cosa bisogna essere e saper essere uomini: il mondo politico purtroppo è infestato da quaraquaquà ed è governato da ominicchi che non hanno l’umiltà dei veri uomini di chiedere scusa a fronte degli evidenti errori ed orrori commessi. Io chiedo scusa a Carmelo Satta e agli altri otto indagati, e rispettive famiglie, ed a tutti gli amici della Fenapi per tutto ciò, che per l’ennesima volta, ci è successo: è tutta colpa mia nel senso che avete pagato anche voi la mia colpa di volere fare politica onesta”.

Dura anche la dichiarazione degli avvocati di De Luca che abbandonano ogni prudenza “L’assoluzione di Cateno De Luca da tutti i reati contestatigli in relazione al cosiddetto ‘Sacco di Fiumedinisi’ e l’azzeramento di tutte le misure cautelari personali e reali da due organi giurisdizionali nello stesso Tribunale, dimostrano senza il minino dubbio che una ‘mano nera’ si aggira negli uffici giudiziari di Messina, la quale da tempo ha deciso che l’opera antimafia e antimassonica del deputato siciliano debba essere fermata”.

A parlare in questo caso sono Carlo Taormina e Tommaso Micalizzi, difensori del deputato regionale dell’Udc. “Bisogna dare atto – proseguono – alla magistratura illuminata di quel Tribunale di aver avuto il coraggio di elevare barricate di onestà contro questi inverecondi attacchi perpetrati verso un uomo delle istituzioni che ha il torto di fare politica solo con la buona amministrazione e che ha avuto l’ardire di volersi impegnare per la ripulitura del verminaio messinese che abbraccia centri di potere, università e uffici giudiziari”.