C’è il dieci per cento del capitale sociale, circa un milione di euro, dell’albergo a cinque stelle NH Collection in via Circonvallazione a Taormina, c’è il 51% del capitale sociale di una nota trattoria “Da Nino”, ci sono quattro immobili, tra cui un villino, tutti a Taormina, e poi denaro contante, conti correnti bancari, polizze assicurative e altri strumenti finanziari, per una somma complessiva che si aggira attorno ai due milioni di euro. E poi ci sono quattro persone nel mirino della magistratura, tre assegnate ai domiciliari e una finita in carcere. Sono i numeri e gli indagati dell’operazione “Bella vita” della guardia di finanza di Taormina.

Sono Antonino Nicita, di 65 anni, imprenditore del settore turistico di Taormina, Rocco Frisone di 72 anni, di Letojanni,  Angelo Mulè, di 62 anni imprenditore di origini siciliane e Patrizia Tretti  di 58 anni, questi ultimi tutti e due residenti a Brescia. L’attività investigativa, coordinata dal sostituto Procuratore Francesco Massara, è stata avviata nel 2014 dai finanzieri, che erano riusciti ad individuare l’abusivo esercizio di attività finanziaria messa in atto da Antonino Nicita imprenditore taorminese, amministratore di un noto ristorante cittadino, ai danni di soggetti in difficoltà economica, dovuta per lo più a perdite al gioco d’azzardo.

L’approfondimento investigativo, realizzato anche attraverso indagini finanziarie e accertamenti bancari, ha permesso di appurare che Nicita assieme a Rocco Frisone, residente a Letojanni (Me), si prestava a riciclare quasi due milioni di euro per conto di un imprenditore bresciano del settore edile Angelo Mulè denunciato in passato per reati tributari, per aver costituito società fittizie con il fine di eludere le imposte, nonché per bancarotta fraudolenta e destinatario per tale ultima condotta anche di un mandato di cattura internazionale eseguito in Svizzera.

È, difatti, nel riciclaggio di questa importante somma di denaro che entrano in gioco la signora Patrizia Tretti Patrizia ed i gli amici taorminesi Antonino Nicita e Rocco Frisone, conosciuti durante i frequenti soggiorni a Taormina, negli ambienti della “bella vita”. In particolare, il contante insistente sui conti correnti intestati alle società fittizie, provento dei richiamati reati fiscali e fallimentari, veniva fatto uscire dalla sfera giuridica di Mulè attraverso l’emissione di assegni circolari a soggetti ignari ed in taluni casi inesistenti o deceduti; i titoli di credito venivano contestualmente girati ed accreditati sui rapporti bancari intestati ai complici taorminesi che provvedevano a prelevare il contante ed a restituirlo, previo il trattenimento di una percentuale a titolo di commissione per l’attività illecita di riciclaggio.

Le investigazioni, anche di natura tecnica, le dichiarazioni raccolte in sede di indagini preliminari dagli indagati e dalle persone informate dei fatti, nonché l’esame dei rapporti bancari intrattenuti dai sodali tutti con diversi intermediari finanziari, hanno permesso di tracciare e quantificare il patrimonio illecitamente accumulato ed occultato negli anni attraverso il descritto sistema criminoso, nonché a risalire ad una società di Taormina, la Paniam attiva nel settore immobiliare; quest’ultima, anch’essa sottoposta a sequestro dalle Fiamme Gialle, è ritenuta una società “di comodo”, appositamente costituita per dissimulare le disponibilità immobiliari riconducibili all’imprenditore bresciano, i cui azionisti risultano essere i Antonino Nicita e Patrizia Tretti.