Undici anni di pena, interdizione dai pubblici uffici per la durata della pena e una provvisionale di 20 mila euro per Francantonio Genovese figlio di un senatore e nipote del più volte ministro della Democrazia cristiana Nino Gullotti, ed è stato uno dei politici più votati nel Pd in Sicilia, con quasi 20 mila preferenze: è la sentenza emessa stasera dai giudici della prima sezione del tribunale di Messina presieduta da Silvana Grasso, in camera di consiglio dalle 10 di stamattina assieme ai giudici a latere Massimiliano Micali e Maria Pina Scolaro. “Questo processo è stato possibile – ha detto il procuratore aggiunto Sebastiano Ardita – grazie a un procuratore come Guido Lo Forte e che ha dato l’esempio di come si affronta il lavoro senza mai temere le conseguenze”.

Genovese è stato per due anni sotto processo, uno dei quali trascorso tra il carcere di Gazzi e gli arresti nella sua casa. Il deputato eletto nel Pd è poi transitato nelle fila di di Forza Italia dopo che i colleghi del Partito democratico votarono favorevolmente all’autorizzazione a procedere per il suo arresto. Per lui il procuratore aggiunto di Messina Sebastiano Ardita e i sostituiti Fabrizio Monaco e Antonio Carchietti avevano chiesto una condanna a 11 anni.

In seratata è arrivata la dichiarazione del legale di Genovese, Nino Favazzo che ha detto: “Leggeremo le motivazioni della sentenza. Per fortuna i processi si svolgono in tre gradi… E quindi non finisce qua. Una sentenza del genere per qualche capo imputazione non me l’aspettavo. Posso dire che le condotte contestate come peculato sono state riqualificate in truffa aggravata”.

(Leggi qui tutte le tappe del processo Corsi d’oro)

Il processo è quello salito agli onori della cronaca per i cosiddetti ‘Corsi d’oro’ della formazione professionale e ruota attorno alla galassia di enti controllati da Genovese e dai suoi familiari che negli anni hanno drenato decine e decine di milioni di euro destinati alla formazione professionale. Varie l’accuse: da associazione per delinquere a truffa, riciclaggio, frode fiscale, peculato.

Due anni e mezzo sono stati inflitti dalla Corte al cognato di Genovese,  Francesco Rinaldi, che ha seguito lo stesso tragitto politico, presidente del collegio dei deputati questori dell’Assemblea regionale siciliana. Per Rinaldi la richiesta dell’accusa era stata di 5 anni e 6 mesi.

Il tribunale ha anche disposto la confisca dei beni già precedentemente sequestrati come garanzia del risarcimento del danno alle parti civili tra cui la Regione siciliana e l’assessorato regionale alla Formazione, danno che verrà successivamente quantificato in sede civile.

Per il tribunale di Messina sono colpevoli 22 imputati, tre gli assolti. Condannate anche le mogli di Genovese e di Rinaldi, le sorelle Chiara ed Elena Schirò, rispettivamente a 3 anni e mezzo e 6 anni e mezzo.

Gli altri condannati sono: Salvatore Lamacchia due anni, Roberto Giunta 5 anni e sei mesi, Domenico Fazio 1 anno e tre mesi, Elio Sauta sei anni e sei mesi, Giovanna Schirò 2 anni e tre mesi, Stefano Galletti 3 anni e sei mesi, Giuseppina Pozzi 2 anni, Liliana Imbesi 1 anno e 4 mesi, Concetta Cannavò 2 anni, Natale Lo Presti 3 anni, Graziella Feliciotto 4 anni e sei mesi, Carmelo Capone e Natale Capone tre anni, Orazio De Gregorio 2 anni e sei mesi, Antonino Di Lorenzo 1 anno e 4 mesi Carmelo Favazzo 3 anni e tre mesi. Assolti Paola Piraino, Francesco Buda e Salvatore Natoli.

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