“È un caos la ripartizione dei fondi per il contrasto alla dispersione scolastica nelle scuole. Una ripartizione che discrimina soprattutto gli istituti che operano in contesti socio-economici difficili”. Lo dice il segretario della Flc Cgil di Messina Pietro Patti. “Al di là di alcuni errori materiali che impediscono alle scuole di utilizzare queste risorse – aggiunge Patti – non si capisce bene come siano state distribuite. A Messina e provincia, ad esempio, ci sono scuole con un indice di dispersione alto che non hanno ricevuto un solo euro. Altri invece hanno ricevuto importi molto bassi rispetto a quanto avrebbero dovuto ricevere”.
L’sos dal mezzogiorno
“Ci spiace constatare – conclude Patti – l’ennesima disattenzione del governo a scapito della scuola e in particolar modo di quella del Mezzogiorno, dove è più forte la necessità di investimenti. Chiediamo, quindi, che l’esecutivo e il ministero competente riescano a risolvere questa confusione nel minor tempo possibile e che le scuole siano messe nelle condizioni di utilizzare tali fondi nel migliore dei modi a beneficio dei nostri studenti, che hanno gli stessi diritti di tutti gli altri studenti italiani”. Si parla che in Sicilia esiste un abbondante 25% in media di alunni che si perdono nel corso della loro carriera scolastica, che abbandonano i banchi di scuola per disinteresse o altri fenomeni collaterali.
La relazione della commissione antimafia
Nel marzo scorso la commissione antimafia del parlamento regionale siciliano ha presentato la relazione approvata all’unanimità al termine dell’indagine sulla condizione minorile in Sicilia, con particolare riferimento al fenomeno della dispersione scolastica e dei rischi di reclutamento di giovani da parte della criminalità organizzata. Attraverso le 106 pagine della relazione si sono evidenziate ed analizzate le cause di questa vulnerabilità sociale: le incertezze amministrative e burocratiche nella risposta di sostegno, la perpetua carenza di risorse finanziarie ed umane, la frammentarietà e la lentezza degli interventi, l’assenza di sinergia istituzionale, l’assenza di spazi di socialità, l’insidia dei “modelli culturali” proposti dalla criminalità organizzata.
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