La Commissione regionale antimafia del parlamento regionale siciliano ha presentato oggi pomeriggio la relazione approvata all’unanimità al termine dell’indagine sulla condizione minorile in Sicilia, con particolare riferimento al fenomeno della dispersione scolastica e dei rischi di reclutamento di giovani da parte della criminalità organizzata.

8 mesi di lavoro

La relazione sintetizza otto mesi di lavoro intenso – 65 audizioni svolte dal luglio 2021 fino al febbraio 2022 – in cui la Commissione ha cercato. anche con la collaborazione dell’ex magistrato Teresa Principato, di dare una risposta alle preoccupazioni manifestate in più occasioni da parte dei Procuratori del Tribunale dei Minori oltre che da operatori scolastici, socio-assistenziali, socio-sanitari e del Terzo settore a fronte dei dati sempre più allarmanti sulla dispersione scolastica in Sicilia e, più in generale, sulle condizioni di estremo disagio sociale in cui versano i minori delle aree periferiche delle città siciliane.

Fava, “no reddito cittadinanza a chi non manda figli a scuola”

Attraverso le 106 pagine della relazione si sono evidenziate ed analizzate le cause di questa vulnerabilità sociale: le incertezze amministrative e burocratiche nella risposta di sostegno, la perpetua carenza di risorse finanziarie ed umane, la frammentarietà e la lentezza degli interventi, l’assenza di sinergia istituzionale, l’assenza di spazi di socialità, l’insidia dei “modelli culturali” proposti dalla criminalità organizzata.

Proprio quest’ultimo punto rappresenta uno degli snodi dell’indagine svolta: “Se una ragazza problematica di una periferia palermitana – ha detto il Presidente Claudio Fava – dovrà aspettare dieci mesi per una visita psichiatrica, se diciassette scuole di frontiera continueranno ad avere a disposizione un solo assistente sociale per migliaia di studenti, se palestre e campi sportivi resteranno chiusi perché i Comuni non riescono a recuperare le cifre modeste che servono a renderli fruibili, se le scuole resteranno l’unico presidio isolato e malvisto, se le associazioni si vedranno chiudere i programmi di accompagnamento sociale per ragioni di bilancio e di burocrazia amministrativa rinunciando a dare continuità di intervento al loro lavoro… se questa resterà la risposta dello Stato per i quartieri in cui la condizione minorile è sinonimo di vulnerabilità e disagio, non stupiamoci quando mafie e criminalità avranno vita facile a reclutare, a trasformare adolescenti in carne da cannone”.

“Si tolga il reddito di cittadinanza a chi non vuole mandare i figli a scuola”. Così il presidente dell’Antimafia siciliana, Claudio Fava, nel corso della presentazione della relazione finale dell’inchiesta sulla condizione dei minori in Sicilia, approvata all’unanimità dalla Commissione.

Le testimonianze raccolte

Storie che sembrano giungere da un mondo lontano ma che appartengono alla cronaca quotidiana delle nostre città. Un racconto che la Commissione Antimafia dell’Assemblea Regionale Antimafia ha raccolto sul campo, attraverso la testimonianza diretta di chi vive – da studente, da insegnante, da operatore sociale – la marginalità fisica di quartieri come lo Sperone, lo Zen, Librino, San Giorgio, Giostra.

I suggerimenti al Parlamento siciliano

Per Fava, “è vero, l’ascensore sociale nelle periferie siciliane si è fermato ai piani alti. Ma si tratta di un esito che non può essere accettato o, ancor peggio, passivamente subito.

A tal riguardo la relazione della Commissione Antimafia lancia una serie di suggerimenti al Parlamento siciliano nella prospettiva di un comune sforzo fra tutti gli attori istituzionali: la necessità di una legge regionale che raccolga e coordini le buone prassi esistenti; l’urgenza di dotarsi di un’anagrafe scolastica e di un piano dell’infanzia regionali; l’importanza di ricostituire la Commissione regionale per i problemi della devianza e della criminalità; l’imprescindibile valorizzazione delle figure dei garanti locali.

“Di questi ragazzi ci saremo fatti davvero e definitivamente carico quando restituiremo a ciascuno di loro un diritto di cittadinanza pieno, progressivo, positivo. Non più figli di un dio minore ma figli di tutti. Anzitutto nostri”, conclude la relazione.

Schillaci (M5S): “Dispersione scolastica al 19,4%”

“Contro la  dispersione scolastica, che in Sicilia ha raggiunto il 19,4 per cento, ci sono alcune azioni da mettere in atto con grande urgenza: offrire supporto psicologico e assistenza specialistica ai ragazzi e alle loro famiglie, coordinare una volta per tutte le istituzioni che a vario titolo si occupano del fenomeno e, soprattutto, creare luoghi di aggregazione nei quartieri più a rischio”. A dichiararlo è Roberta Schillaci, deputata regionale del Movimento 5 Stelle e componente della commissione Antimafia all’Ars. Oggi la commissione ha presentato l’inchiesta sulla condizione minorile in Sicilia.

Roberta Schillaci

Roberta Schillaci

“Ad oggi – spiega Schillaci – gli operatori del terzo settore e gli enti istituzionali sono tante isole che non dialogano tra di loro. Lo stesso Garante per l’infanzia di Palermo, come abbiamo appreso durante l’inchiesta, non viene consultato e gli operatori che svolgono il lavoro di prossimità, nei territori, si coordinano autonomamente come possono. Abbiamo osservato poi una gravissima e assoluta mancanza di luoghi di aggregazione, come gli impianti sportivi: mancano, o sono deteriorati e inutilizzabili, i campetti di quartiere così come spesso le essenziali palestre nelle scuole. Non a caso un mio disegno di legge sullo sport prevede espressamente di aprire le palestre delle scuole in orario extracurriculare e di creare un campetto in ogni quartiere. lo sport, infatti, è un potente strumento di integrazione sociale. Infine – aggiunge Schillaci – dall’inchiesta è emerso il depotenziamento del sistema dei consultori familiari: venendo meno questa forma di assistenza specialistica, quelli che all’inizio sono piccoli bisogni psichici dei ragazzi, non vengono affrontati per tempo e si possono trasformare in veri e propri bisogni educativi speciali (Bes), condizionando il percorso scolastico”.

“Per questi interventi – prosegue Schillaci – andrebbero investiti al meglio i fondi del Pnrr, non per azioni isolate, ma con una visione integrata sul fenomeno, che permetta di intervenire in maniera più strutturata. Il parlamento regionale, per quanto di propria competenza, dovrebbe spingere su disegni di legge già esistenti: per esempio quelli sull’istituzione del servizio psicologico di base nei distretti socio-sanitari (fermo in commissione Sanità) e sull’attivazione di un servizio psicologico all’interno delle istituzioni scolastiche”, conclude la deputata 5 Stelle.

 

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