“Non riesco a vedere i miei figli, questo è quello che mi distrugge ogni giorno, i bambini non stanno bene ed io sono ancora con le mani legate. Si sentono abbandonati da me. Non sanno quanto ho lottato e sto lottando. Non mi arrendo. Ma ho bisogno che qualcuno mi aiuti a fare vedere la verità a questi bambini. Aiutatemi”. E’ questo l’accorato appello di un uomo, A., medico e padre messinese che, nonostante la piena assoluzione da un’accusa infamante, ancora non riesce a vedere i propri figli e vivere con loro.

Come scrive tempostretto.it, la vicenda ha inizio nel 2008 quando il matrimonio va in crisi e comincia una dura battaglia legale con la ex moglie, madre dei loro due bambini, che ottiene un cospicuo assegno di mantenimento ridotto poi nel 2010 con una pronuncia del Tribunale.

E dal 2010 inizia l’incubo per A.: “Un’intera squadra di poliziotti venne a casa mia per una perquisizione. La mia ex moglie mi aveva denunciato per abuso sessuale sui miei figli. E’ iniziato il mio inferno. Indagarono per mesi ma non trovarono mai niente perché sono innocente. Sono stato sbattuto in prima pagina e trattato come un mostro. Otto anni d’inferno”.

Nei confronti di A. viene chiesto l’arresto per ben due volte, negato perché le indagini avevano dato esito negativo. Il processo contro di lui inizia nel 2013 e l’11 ottobre del 2017 arriva l’assoluzione perché il fatto non sussiste, la Procura non si appella e a settembre del 2018 la sentenza diventa esecutiva.

Nel frattempo però si era anche aperto il procedimento per l’affido dei bambini e il giudice civile gli vieta il diritto di visita. Dal 2010 al 2015 A. non ha mai potuto vedere i suoi figli. E anche per i due bambini comincia il calvario: decine di perizie, incontri con psicologi, psichiatri e assistenti sociali, interrogatori da parte dei magistrati.

Nonostante l’assoluzione completa di A., la madre impedisce ogni tipo di contatto tra il padre e i figli e, negli stessi giorni in cui la sentenza diventa definitiva, lascia Messina portando con sé i due bambini in un’altra Regione.

A. da 10 anni compra i regali ai figli per Natale e per i loro compleanni. E racconta di avere una stanza piena di pacchi sperando, un giorno, di poterli scartare insieme a loro.

 

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