La Cgil Sicilia parteciperà alla manifestazione a Messina, prevista il 29 novembre, contro la costruzione del Ponte sullo Stretto. Lo ha annunciato il segretario regionale del sindacato Alfio Mannino, per cui si tratta di un’opera i cui costi sono aumentati, tanto da rendere necessaria una verifica sulla necessità di procedere a una nuova gara d’appalto. Sono stati, inoltre, presentati documenti incompleti, quindi non ci sono trasparenza e chiarezza né sull’utilità effettiva, né sui piani tariffari, per non parlare delle deroghe in materia di ambiente”.

I 3 miliardi del Fsc

Il segretario della Cgil Sicilia ritiene che, con i soldi dei Fondi di coesione e sviluppo, pari a 3 miliardi, si sarebbero potute realizzare opere funzionali. “Sono stati dirottati su un progetto che non sarà in ogni caso avviato prima del 2027 più di 3 miliardi del Fsc. Noi chiediamo che questi fondi siano investiti subito sulle vere priorità: su strade, autostrade, trasporto ferroviario e altre infrastrutture. Il progetto ponte non sta in piedi, è pura propaganda politica. Propaganda a spese dei siciliani visto che l’opera la si finanzia con risorse che comunque devono essere destinate al Sud e alla Sicilia in particolare”.

“Ponte creerà danni al territorio”

Dai dati elaborati dal dipartimento Politiche delle reti, delle infrastrutture e dei trasporti della Cgil nazionale, il Ponte sullo Stretto creerà danni al territorio. “Nel tratto di mare tra Calabria e Sicilia transitano oggi da due a quattro navi al mese che trasportano auto (car carrier) dirette al porto di Gioia Tauro, e due navi a settimana portacontainer, tutte alte oltre 65 metri. Vanno poi aggiunte le portacontainer e le car carrier dirette ai porti del Tirreno, e il traffico crocieristico verso Napoli, Civitavecchia, e Genova. Se venisse costruito il Ponte, ci sarebbe quindi una perdita attualmente stimata di 20.000/30.000 container a settimana che non potrebbero più attraversare lo Stretto, con un conseguente impatto devastante e forse irreversibile sull’economia del porto e sull’intero sistema logistico calabrese, proprio mentre il mondo investe sulle rotte marine. Perché è evidente – spiegano dalla Cgil – che quelle navi non circumnavigherebbero la Sicilia per arrivare a Gioia Tauro: i costi del carburante, il tempo aggiuntivo e le rotte commerciali consolidate le porterebbero altrove, a partire dal porto di Malta”.

La perdita dei posti di lavoro

Secondo l’analisi della Cgil, le ricadute occupazionali sarebbero devastanti. “Non possiamo dimenticare – dice la Cgil che, anche se improbabile, la costruzione del Ponte determinerebbe la progressiva scomparsa del servizio di traghettamento nello Stretto, con la conseguente perdita di circa 2.500 posti di lavoro oggi garantiti da quel sistema, tra marittimi, addetti alla logistica, personale portuale, amministrativo e servizi collegati. Una ferita occupazionale che colpirebbe duramente famiglie, comunità locali e interi territori”.

La replica leghista

“La Cgil manca di rispetto al lavoro e ai lavoratori in nome di una miserevole propaganda ‘no Ponte’. Landini non fa altro che pensare a scioperi a danno del Paese e di milioni di italiani e annuncia la partecipazione alla manifestazione No Ponte che ci sarà sabato a Messina. Di lavoro non se ne parla, lo andasse a raccontare agli oltre 15 mila candidati che, in poco più di un mese, hanno fatto domanda di poter lavorare per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina. Come può un sindacato ignorare questo fenomeno? Questa è economia reale per il territorio, non chiacchiere. In tutti i Paesi dove sono stati realizzati grandi collegamenti alternativi ai servizi di traghettamento, la riprotezione del personale marittimo è stata adeguatamente gestita e risolta con un’opportuna pianificazione degli interventi di riconversione e riallocazione delle risorse nell’arco del periodo di costruzione”. replica in serata Nino Germanà, vicepresidente dei senatori della Lega al Senato.