La sezione fallimentare del Tribunale di Messina è al centro di un’inchiesta della Procura di Reggio Calabria che sta indagando su presunte agevolazioni a un imprenditore nell’aggiudicazione di aste legate a locali e bar. Sono sette gli indagati accusati a vario titolo di corruzione e associazione a delinquere. Ma c’è di più.
Come riportato dalla Gazzetta del Sud l’inchiesta coinvolgerebbe uomini delle istituzioni. Sotto la lente dell’aggiunto Gerardo Dominijanni e del sostituto Roberto Di Palma sono finiti un magistrato, un tenente colonnello della Dia e un ispettore della Digos. Ma l’indagato principale sarebbe l’imprenditore messinese Gianfranco Colosi, attivo nell’ambito della ristorazione e proprietario di alcuni locali in città. L’inchiesta, rimasta fino a oggi coperta da segreto, proseguirà perché è stata concessa la proroga delle indagini preliminari.
Nel calderone dell’indagine della Procura reggina sono finiti il magistrato messinese Giuseppe Minutoli, capo della sezione fallimentare del Tribunale di Messina; il tenente colonnello dei carabinieri, in forza alla Dia, Letterio Romeo e l’ispettore della Digos di Messina Nicola Spuria. Nomi molto conosciuti nella città dello Stretto e finora mai toccati da ombre. Gli altri indagati sono Francesco Biondo, 37 anni, Maria Spanò, 57 e Emilio Andaloro, 45.
I reati contestati si sarebbero verificati tra il primo luglio e il 22 settembre 2015. Le ipotesi di reato potrebbero essere tuttora permanenti. Le indagini mirano quindi ad accertare cosa sia successo durante questo arco temporale. Sempre come riportato dalla Gazzetta del Sud l’ipotesi è che il gruppo avrebbe agevolato l’imprenditore Colosi nell’aggiudicazione di aste per l’acquisizione di locali bar.
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