Via libera alla conversione in legge del decreto sul ponte sullo Stretto di Messina. L’aula del Senato l’ha approvato con 103 voti favorevoli, 49 contrari e tre astenuti. Presente il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini. Dai banchi del centrodestra è partito un applauso. Il provvedimento, che era stato approvato alla Camera lo scorso 16 maggio, definisce, tra l’altro, l’assetto della società Stretto di Messina Spa e riavvia le attività di programmazione e progettazione.
Il Mit pensa ad un concorso per il nome
Il Mit pensa ad un concorso per dare un nome al ponte sullo Stretto di Messina. Lo fa sapere il ministero.
Germanà “Giornata storica per l’Italia”
“Grazie al lavoro costante e pragmatico svolto da subito dal vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini e a un esecutivo di centrodestra, prende forma finalmente un progetto che la sinistra ha accantonato per anni. Il Ponte sullo Stretto rappresenta la più importante opera strategica e green che potrà rendere il Meridione l’hub dell’Europa nel Mediterraneo. Un’occasione di riscatto e un potenziale occupazionale di 100.000 posti in 7 anni: lavoro vero e non ‘nero’ come quello che ha prodotto il reddito di cittadinanza. Basta con le teorie false e miopi degli ambientalisti che hanno sempre ostacolato tutto e che fortunatamente non c’erano quando furono costruite le piramidi”. Così il senatore siciliano Nino Germanà, vicepresidente del Gruppo Lega al Senato, in dichiarazione di voto sul dl Ponte.
“Oggi, con il dl Ponte, scriviamo una pagina di storia e disegniamo concretamente il futuro della Sicilia, del Mezzogiorno, dell’Italia e dell’Europa”, ha concluso.
Salvini, “Darà un senso a tutti gli altri investimenti”
“A chi ci dice che facciamo il ponte quando manca tutto il resto, dico che noi ragioniamo di insieme: facciamo il ponte che dà un senso a tutto il resto, perché se sto spendendo 11 miliardi per arrivare in treno più velocemente da Palermo a Messina e altri 11 miliardi per arrivare più velocemente da Salerno a Reggio Calabria e poi mi fermo, smonto il treno, lo metto sul traghetto, inquino, arrivo dall’altra parte, rimonto il treno e riparto e perdo due ore, non ha senso quello che stiamo facendo”. L’ha detto il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini che era intervenuto in Aula sul decreto sul ponte sullo Stretto.
Poi riferendosi agli investimenti, citati poco prima, dei 28 miliardi di investimenti infrastrutturali messi in cantiere o che saranno cantierati in Sicilia e altrettanti in Calabria, ha aggiunto: “Senza tutti questi 28 più 28 miliardi, è vero, il ponte da solo non serviva. Confermo. L’unicum lì in mezzo, senza strade, metropolitane e ferrovie non serviva. Ma finalmente si muove tutto il resto, perché fare tutto il resto per arrivare velocemente e poi fermarsi a Villa San Giovanni o a Messina non ha senso”.
“Decisione storica, definitiva, è il ponte degli italiani”
“E’ una decisione storica, definitiva, attesa da più di 50 anni”. Lo ha detto il vicepremier e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Matteo Salvini, in conferenza stampa dopo il voto finale sul Decreto Ponte in Senato ribadendo che sarà un’opera green, che darà 100.000 posti di lavoro. “Non è il ponte di Messina, è il ponte degli italiani”, ha sottolineato il ministro.
“Ponte è risarcimento danni a Calabria e Sicilia”
Ed ha continuato: “Per la Calabria e la Sicilia il Ponte è un risarcimento danni per promesse mai mantenute”.
Pd “E’ solo uno spot, mancano coperture finanziarie”
“Il decreto sul ponte dello Stretto proposto dal governo è una potentissima arma di distrazione di massa, brandita ogni qual volta va distolta l’attenzione mediatica da altro. Ma l’arma di distrazione di massa può servire anche ad altro. Ad esempio, a coprire interventi che rischiano di sconquassare ulteriormente il Paese e di cui il governo deve assumersi la responsabilità politica. Perché non è un caso che il decreto Ponte sia nato quasi contemporaneamente all’ultima bozza, dagli effetti potenzialmente devastanti, sull’autonomia differenziata”. Così il senatore del Pd, Nicola Irto, annunciando il voto contrario sul decreto.
“Il governo non ha tenuto in alcuna considerazione neppure i rilievi che sono stati mossi nel corso delle audizioni nelle commissioni competenti – ha aggiunto – rilievi secondo i quali l’attuale progetto di attraversamento stabile sullo Stretto è del tutto insostenibile, non soltanto sotto il profilo tecnico e ambientale, ma anche sotto il profilo economico-finanziario. Pertanto risulta chiaro che si tratta di una strategia del governo per annunciare opere che non saranno mai fatte”.
Quindi ha concluso: “Il nostro no è un no al decreto per come è strutturato, per l’assenza di coperture finanziarie, per l’assenza di dibattito pubblico sui territori, perché nei fatti è solo uno spot. Una ferma opposizione che proseguiremo nel Paese dovuta alla mancanza di strategia del governo sul tema complessivo dello sviluppo intermodale della rete dei trasporti. Senza tutto questo, il decreto Ponte è utile non per la comunità ma esclusivamente per la società che va a finanziare. Alla propaganda e all’arroganza del governo il Partito democratico vota no”.
Tardino “Ora trattativa con Ue su fondi”
“La conversione in legge del decreto ‘Ponte’, che avviene nel giorno in cui Rfi ha aggiudicato la gara per l’elettrificazione della ferrovia Palermo-Trapani via Milo e pochi giorni dopo l’avvio del cantiere Anas-Regione della Ragusa-Catania, mostra al mondo intero una strategia dei trasporti per la Sicilia a 360 gradi, attuata dal ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, con il sostegno a Bruxelles della delegazione della Lega al Parlamento europeo, finalizzata a connettere velocemente l’intera Sicilia al Continente europeo facendola finalmente uscire dal suo storico isolamento”. Lo dice Annalisa Tardino, eurodeputata siciliana e commissario regionale della Lega.
“La legge, infatti, oltre a sanare il vergognoso oltraggio alla Sicilia e all’Italia fatto dal governo Monti nel 2012, segna una svolta storica per il futuro sviluppo dell’Isola, in quanto conferma in modo ufficiale alla Commissione europea la volontà dell’Italia – aggiunge Tardino – di realizzare questa infrastruttura strategica e unica al mondo come parte integrante e fondamentale della rete dei corridoi transeuropei (Ten-T) sull’asse scandinavo-mediterraneo e della nuova rete transmediterranea dei trasporti (Tmn-T) sull’asse Europa-Africa previsto dal Piano d’azione regionale dei Trasporti voluto dall’Unione dei Paesi del Mediterraneo, nell’ambito della strategia europea di investimenti ‘Global Gateway’ recentemente avviata con uno stanziamento iniziale di 300 miliardi di euro”.
Conclude Tardino: “In questo senso può adesso cominciare la trattativa formale del governo italiano per ottenere il cofinanziamento del Ponte sullo Stretto di Messina da parte dell’Unione europea e delle istituzioni finanziarie collegate, come la Bei, che hanno già manifestato la loro disponibilità. Si tratta di un impegno mantenuto dalla Lega, che ora si concentrerà sulla realizzazione dei necessari interventi per la connessione dei vari territori della Sicilia al Ponte, a partire dalle aree interne e dal Sud dell’Isola tramite la Nord-Sud, la ferrovia Trapani-Pozzallo, i by-pass di Agrigento, Licata e Gela e l’ammodernamento della Ss 115”.
De Cristofaro,un sogno faraonico scollato dalla realtà
“La giornata di oggi è la perfetta metafora dello scollamento tra la surreale discussione sulla realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina e l’informativa del ministro Musumeci sulla recente alluvione. Un brusco ritorno alla realtà: da una parte il sogno faraonico del ponte sullo Stretto che torna, sempre con lo stesso progetto e sempre più obsoleto, e poi drammaticamente il paese reale, l’Italia del 2023, l’Italia assediata dal fango, dalle alluvioni, dal dissesto idrogeologico. Uno scollamento gigantesco tra il mondo reale e la fantasia. Una politica incapace di mettere in campo i provvedimenti utili al paese come la legge sul consumo di suolo e quella sul clima che dovrebbero essere all’ordine del giorno. La differenza tra il mondo reale e la fantasia”. Così il capogruppo dell’Alleanza Verdi e Sinistra, Peppe De Cristofaro, che è anche presidente del gruppo Misto del Senato.
E continua: “La cosa comica è che lo stesso governo che vuole questa opera faraonica, che immagina uno sviluppo del sud a partire dalla realizzazione di questa infrastruttura, propone l’autonomia differenziata, la secessione delle regioni più ricche d’Italia a danno del mezzogiorno. Una cosa al sud e una al nord, dove il nord vince sempre. Una secessione che accentuerà i già drammatici divari nord sud. Uno scambio inaccettabile che i cittadini del mezzogiorno rigetteranno con forza. Esiste un paese reale e i sogni, noi stiamo con il paese reale”.
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