Il tribunale del Riesame ha restituito le somme sequestrate a Villa Salus e Cot di Messina nell’ambito dell’inchiesta sui maxi rimborsi dell’Asp alle cliniche private.

Accolto il ricorso di Villa Salus e Cot

Il tribunale ha accolto il ricorso della Villa Salus che aveva subito un sequestro preventivo di 655 mila euro e quello della Cot che aveva avuto un sequestro di 364 mila euro, disponendo l’annullamento con conseguente dissequestro e restituzione delle somme.

Secondo l’inchiesta della guardia di finanza di Messina alcuni titolari di note case di cura di Messina avrebbero ottenuto rimborsi maggiorati grazie alle complicità di alcuni impiegati all’interno dell’Azienda sanitaria provinciale.

Gli avvocati difensori

“In attesa di conoscere le motivazioni dei Giudici del Riesame – affermano gli avvocati difensori della Cot, Argide Capria, Bruno Brunetto e Bonaventura Candido – si ritiene opportuno evidenziare che la Cot Spa ha da subito inteso difendersi anche nel merito di tutte le accuse rilevando l’insussistenza tanto delle ipotesi di reato contestate quanto delle ragioni poste a fondamento della misura cautelare”.

Il mese scorso, truffa milionaria

Il mese scorso i finanzieri del comando provinciale di Messina hanno eseguito un’ordinanza che dispose, nei confronti di 3 persone, la misura cautelare del divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriali per 4 mesi e il sequestro di oltre 3 milioni di euro nei confronti di 7 strutture sanitarie private convenzionate.

Il denaro, secondo gli inquirenti, sarebbe il frutto di una maxi truffa aggravata al servizio sanitario nazionale. L’inchiesta, coordinata dalla Procura guidata da Maurizio De Lucia, coinvolge 26 persone tra funzionari pubblici dell’Asp di Messina, responsabili e dipendenti delle strutture private.

Coinvolte case di cura rinomate

Coinvolti anche i titolari delle più conosciute ed importanti case di cura città dello Stretto. L’attività d’indagine ruota intorno Drg (Diagnosis Related Group), un sistema che consente di classificare ogni caso clinico in una determinata casella e per cui il ministero della Sanità ha previsto oltre 500 casistiche, variabile in relazione alla diagnosi, agli interventi subiti, alle cure prescritte o alle caratteristiche personali del paziente ricoverato in una struttura accreditata.

Proprio sulla base del Drg attribuito, quindi, in funzione delle risultanze della scheda di dimissione ospedaliera, ogni Regione prevede la tariffa da rimborsare alla casa di cura privata convenzionata, che grava sul servizio sanitario nazionale. Vista la procedura prevista è fondamentale l’attività di verifica, per norma attribuita ad un nucleo operativo di controllo interno all’Asp competente per territorio.

L’inchiesta, consistita in investigazioni documentali, accertamenti bancari, esami di testimoni, intercettazioni, acquisizioni informatiche ha fatto emergere un “articolato e collaudato meccanismo fraudolento, finalizzato a far lievitare artificiosamente l’entità dei rimborsi corrisposti dal sistema sanitario”, scrive il gip nell’ordinanza. Il tutto si sarebbe realizzato attraverso l’indicazione nella scheda di dimissione ospedaliera un Drg difforme rispetto alle reali attività effettuate. Un raggiro che ha determinato una truffa ai danni del servizio sanitario nazionale per oltre 3 milioni di euro.