Facendo fatture false due imprenditori messinesi hanno indebitamente percepito contributi dell’Unione Erupoea e della Regione Siciliana per due milioni di euro.

E’ quanto scoperto dai finanzieri della Tenenza di Sant’Agata di Militello che hanno denunciato otto persone per truffa aggravata tra cui i titolari di due società per cui è stato disposto il sequestro preventivo di oltre un milione di euro nei confronti.

I due imprenditori operano a Castel di Tusa e a Milazzo.

Le indagini sono state avviate con una verifica fiscale eseguita nei confronti di un venditore di elettrodomestici ed elettronica nei centri tirrenici di Sant’Agata di Militello e Santo Stefano di Camastra.

I militari della Guardia di Finanza hanno focalizzato la loro attenzione su alcune fatture d’acquisto di tale impresa, che erano state emesse da un’altra società con sede a Sant’Agata di Militello, che, fin dai primi riscontri, è apparsa palesemente inconsistente, tanto da risultare poi inesistente e, di fatto, completamente “gestita” dallo stesso rivenditore controllato.

Il materiale in questione consistente in arredi, elettrodomestici, materiale di elettronica, tendaggi, tessili era stato ulteriormente fatturato in vendita dal rivenditore di Sant’Agata di Militello ad imprenditore del settore alberghiero nella zona di Tusa. Quest’ultimo è risultato essere beneficiario di due ingenti contributi pubblici previsti per il miglioramento della propria attività. Invece, come emerso dalle indagini, avrebbe utilizzato le fatture false per giustificare i costi che era necessario rendicontare per ottenere i finanziamenti.

Nell’indagine sono coinvolti anche imprenditori dell’hinterland nebroideo e di Palermo ed altri in Calabria, nella zona della locride. In particolare, avrebbero realizzato un consistente giro di fatture non veritiere che erano relative all’esecuzione di rilevanti lavori edili.

I documenti contabili erano, invece, stati redatti per gonfiare i costi ed in alcuni casi per certificare prestazioni mai eseguite, col solo fine di permettere al gestore dell’attività alberghiera di rendicontare spese più alte del reale per ottenere i contributi pubblici.

I beni sequestrati per equivalente ai due imprenditori messinesi sono sei unità immobiliari facenti parte della struttura turistica per un valore di oltre 535.000 euro e la somma di 165.000 euro depositata nei conti correnti bancari e postali di due degli indagati.

Particolarmente significativa la circostanza relativa al blocco dell’ultima parte del finanziamento pubblico, pari a ben 400.000 euro e la cui concessione era prevista per la fine del mese di gennaio, reso possibile dal tempestivo intervento ispettivo della Guardia di Finanza.