Nuovi particolari sulla prigionia di Silvia Romano, la cooperante che è stata liberata dopo una prigionia in Somalia lunga 18 mesi. Innanzitutto, la giovane ha chiesto ai suoi rapitori un quaderno per descrivere i suoi giorni in mano ai carcerieri che, però, è rimasto nelle loro mani.

Inoltre, in base a quanto detto dalla giovane agli inquirenti durante un colloquio durato 4 ore, Silvia ha raccontato che è stata sempre ostaggio dello stesso gruppo terrorista islamista, Al Shabaab, dopo essere stata ceduta dal commando che l’ha prelevata in un centro commerciale in Kenia nel novembre 2018. Il «più terribile» è stato il primo mese, quello in cui «piangevo sempre», ha raccontato la 23enne.

Silvia Romano e la madre.

Silvia Romano e la madre.

Silvia ha inoltre deciso, dopo la conversione all’Islam, di farsi chiamare Aisha. Si è poi appreso che la Procura di Roma ha inviato una rogatoria per sollecitare la collaborazione nelle indagini da parte delle autorità somale per fare luce sulla prigionia di Silvia, spostata in quattro covi, tutti villaggi e raggiunti a piedi.

Infine, tornando alla scelta di convertirsi, secondo Davide Piccardo, esponente della comunità islamica di Milano, parlando a Radio Capital, ha detto: «Se Silvia dice di essersi convertita spontaneamente, non vedo perché non dovremmo crederle. Le vie del Signore sono infinite. Nella storia di tutte le religioni abbiamo casi traumatici di incontri con la fede». Poi, per quanto concerne il nome Aisha, «è una donna fondamentale per la tradizione islamica, simbolo di coraggio e autonomia. Anche la sua scelta di presentarsi con quegli abiti dimostra quanto è consapevole la sua conversione. Sapeva che si sarebbe esposta a molte critiche, forse qualcuno le avrà anche detto di non vestirsi così, ma lei ha deciso comunque di indossare quegli abiti». Fonti: Ansa e Adnkronos.

Articoli correlati